Il richiamo costante e insistente del Santo Padre a vivere la gioia e a testimoniare la speranza mi ha fatto sorgere la domanda: perché il Santo Padre parla tanto della gioia e della speranza?.
La risposta l’ho individuata nelle sue stesse parole: “ Il grande rischio del mondo attuale , con la sua molteplice ed opprimente offerta di consumo, è una tristezza individualista che scaturisce dal cuore comodo ed avaro, dalla ricerca malata dei piaceri superficiali, dalla coscienza isolata……anche i credenti corrono questo rischio, certo e permanente molti vi cadono e si trasformano in persone risentite, scontente e senza vita.”
Siccome spesso anche noi , anche i giovani della Tendopoli corrono il rischio di diventare persone risentite, scontente e senza vita: abbiamo bisogno di recuperare la gioia, di vivere la festa. Come fare? Ero alla ricerca di una risposta a questa domanda, quando mi sono imbattuto in Isaia 43. E’ un dialogo meraviglioso, una dichiarazione di amore che Dio fa al suo popolo; in questo brano, di cui vi propongo solo alcuni versetti, ma vi invito a leggerlo tutto, ho trovato delle ragioni valide, degli argomenti schiaccianti che non ammettono repliche, per essere felici. Li propongo alla vostra riflessione come base musicale, come la colonna sonora di questo incontro. Come schema di meditazione.
2.1 In ascolto della Parola
Ora così dice il Signore che ti ha creato, o Giacobbe (Tendopoli), che ti ha plasmato, o Israele(giovane):
«Non temere, perché io ti ho riscattato, ti ho chiamato per nome: tu mi appartieni.
2 Se dovrai attraversare le acque, sarò con te, i fiumi non ti sommergeranno;
4 Perché tu sei prezioso ai miei occhi, perché sei degno di stima e io ti amo,
16 Così dice il Signore che offrì una strada nel mare e un sentiero in mezzo ad acque possenti
18 Non ricordate più le cose passate, non pensate più alle cose antiche! 19 Ecco, faccio una cosa nuova: proprio ora germoglia, non ve ne accorgete?
Aprirò anche nel deserto una strada, immetterò fiumi nella steppa.
21 Il popolo che io ho plasmato per me celebrerà le mie lodi.
Le motivazioni della nostra gioia emergono con una certa evidenza da questo brano. Le presento schematicamente
- La base della gioia e della felicità è la scoperta, e di conseguenza l’obbedienza ad una parola che ci chiama. E’ la parola ascoltata che ci da’ coraggio per alzarci dal nostro pannolino . “Ora così dice il Signore che ti ha creato, e ti ha plasmato?. Non esiste la gioia quando si dimentica che siamo fatti ogni giorno da una parola ascoltata.
- Dobbiamo essere felici perché apparteniamo al Signore , siamo sua proprietà, suo popolo e gregge che egli pasce. Siamo stati da lui riscattati con la morte del suo figlio e soprattutto ci ha dato un nome….siamo suoi. Siamo tatuati con il nome di Dio. Quindi non possiamo e non dobbiamo temere. Se ci alziamo dal nostro pannolino perché abbiamo riconosciuto una voce, moviamo i primi passi perché le braccia protese dell’amore ci danno sicurezza.
- Questo non significa che non ci sono le prove: “ dovrai attraversare le acque, ma i fiumi non ti sommergeranno”. La libertà, il più bel dono che Dio poteva fare all’uomo, rivela la grandezza di Dio, che non la offre gratuitamente per non schiavizzarlo, ma lo invita a camminare nel deserto per conquistarla. Quindi è chiaro che Dio conta su di noi, la nostra libertà è chiamata a creare la speranza, a illuminare un sentiero nel deserto del quotidiano, che nessuno a mai percorso, che Dio ha tracciato e noi lo collaudiamo.
- Quando le inevitabili prove della vita ci fanno cadere e toccare il fondo, quando tutto sembra finito lui è lì : “Perché tu sei prezioso ai miei occhi, perché sei degno di stima e io ti amo”. Quindi non solo dobbiamo tracciare un sentiero nel deserto del quotidiano ma dobbiamo aver la fierezza di essere stati chiamati a fare, a lavorare per lui , a far accadere la speranza. Comunque tu sia, qualunque cosa tu hai fatto sei degno di stima da parte del Signore…(come sono diversi gli uomini….)
- La cosa più bella è quello che segue che da valore all’amore gratuito di Dio:” Non ricordate più le cose passate, non pensate più alle cose antiche! Ecco, faccio una cosa nuova: proprio ora germoglia, non ve ne accorgete? Aprirò anche nel deserto una strada, immetterò fiumi nella steppa. Qualunque sia stata la nostra storia passata non può impedirci di essere felici. Tutto diventa nuovo quando si incontra l’Amore.
- La consapevolezza dei propri limiti, non è auto compassione o rimorso, ma conversione, incentrare la nostra vita sull’amore di Dio.
Non è guardare indietro con disgusto, ma avanti con speranza.
Non significa guardare in basso ai nostri errori, ma in alto all'amore di Dio.
Non significa guardare ciò che non siamo riusciti a essere, ma ciò che – per grazia divina – possiamo diventare.
- A questo punto diventa evidente che la gioia, la creatività dell’uomo, la sua pienezza accade quando prende coscienza di essere celebrazione di Dio, di essere sua gloria