La chiamavano LINEA D’OMBRA, ed era una grande nave….ma cosa ci fa una nave a Caravate, nella provincia di Varese??
Riuscite ad immaginare le colline che lasciano il posto al mare e la Casa di Preghiera dei Padri Passionisti del luogo che diventa improvvisamente Neverland??… Si, proprio l’ISOLA CHE NON C’E’!! Ricordate Peter Pan?
Oltre 90 giovani sono approdati a Neverland, in occasione dell’annuale XVIII Tenda Giovani Passionista, dal 15 al 17 giugno scorso.
E ADESSO…COME SCEGLI, COSA? Ecco il filo conduttore di questo viaggio tra sogni e realtà, che ha inizio proprio qui, nell’isola in cui è sempre possibile sognare, divertirsi, seguire la spontaneità del proprio cuore e delle proprie emozioni, in cui ci si sente sempre al sicuro, insomma… il luogo in cui si resta per sempre bambini!
Attraverso i personaggi di Peter Pan, capitan Uncino, i ragazzi perduti, campanellino, ecc, alcuni giovani hanno messo in scena la provocazione sul tema della SCELTA: andare via o restare a Neverland?
Nei lavori di gruppo sono state possibili riflessioni ed approfondimenti personali: cosa rappresenta Neverland per noi, quali “luoghi” di noi e della nostra vita, quali sono i bisogni che ci fanno restare chiusi su noi stessi, incapaci di ascoltare i desideri più profondi del cuore, che cosa ci impedisce di andare via dall’isola, di abbandonare quelle sicurezze che ci fanno restare bambini, inabili a scegliere.
Una provocazione forte che ci ha avvicinato a quelle domande, che ciascuno sop-porta dentro: i volti sono diventati pensierosi all’idea di come sia possibile inoltrarsi in un viaggio così, e la paura ha sollecitato le incertezze, il bisogno di stare fermi, al riparo su quell’isola, senza rischiare per una strada insicura che non lascia intravedere una meta “visibile”.
E giunti fin qui, il nostro viaggio continua attraverso l’incontro con don Severino Pagani responsabile della Pastorale giovanile della diocesi Ambrosiana (sabato), alla scoperta di DOVE SONO IO e eccoci qua, in sosta, a riflettere sul senso della nostra identità, alla ricerca di volti che devono tornare.
Il volto sta ad indicare una presenza singolare che vive accanto a noi, si modifica con noi perché entra in relazione con noi e, nella misura in cui la nostra identità sa stare in una relazione singolare, ed indica una presenza singolare, noi sperimentiamo l’appartenenza.
Ma per uscire da forme di totalità indistinta, nella quale l’alterità è negata, e tutto è ridotto a noi stessi, tutto è uguale e la relazione è impossibile, occorre che questi altri assumano un profilo, divengano presenze significative che ci parlano di noi; è un po’ come dire che dovremmo passare da una condizione di narcisismo all’incontro con un Altro, come in una specie di relazione che crea autentiche identità.
E di fronte a tutto questo, come non pensare all’opera creatrice di Dio che dal caos ha distinto ogni cosa, dando ad ognuna il suo nome e la sua bellezza? Come non pensare a Dio che per venire incontro all’uomo, assume un volto, piegandosi umilmente verso la nostra carne, perché possiamo guardarlo, toccarlo?
E’ il volto di Gesù che cerchiamo, lui l’Altro che rende possibile ogni altra relazione, lui l’Appartenenza che genera appartenenze; e la fiducia nella sua promessa che dà valore alla mia libertà, dà senso al mio tempo e custodisce il mio corpo come uno scrigno prezioso di segni. La vita raccolta in cinque parole!
Nell’unicità di una relazione, creata e donata nella Bellezza, si fa l’esperienza di essere amati e da questa “dipendenza” che, sentendosi scelti, si può anche scegliere, passando DA UNA VITA SPERICOLATA AD UNA VITA DONATA (P.Francesco Cordeschi – riflessione per il deserto di domenica).
Ma c’è un momento in cui si intuisce che scegliere richiede abbandono, fiducia, il coraggio di accettare una certa provvisorietà, il limite di ciò che possiamo comprendere di noi stessi e degli altri, la forza di resistere, quando dovremo stare anche nel buio di ciò che sembrerà contraddire le nostre scelte.
E che dire, poi, delle testimonianze proposte, che ci hanno aiutato a concretizzare e ad impreziosire le riflessioni condivise, attraverso le esperienze di amici che hanno saputo scegliere: P.Andrea diventato da poco sacerdote, Annalisa e Flavio che si sposeranno il prossimo settembre e Laura che, dopo un’esperienza in Africa, decide con coraggio di diventare infermiera.
Insomma, è gia domenica… e l’entusiasmo si unisce alla fatica dei pensieri che ci mettono in discussione, si avvicina il momento di decidere: partire o restare nella nostra isola che non c’è??
E dopo il deserto vissuto nel silenzio e nel sacramento della riconciliazione, affidiamo la nostra “domanda” proprio al Signore Gesù, nella S.Messa, celebrata dal novello sacerdote P.Alessandro.
Ogni momento della nostra Tenda Giovani (riflessioni, preghiera, servizio, festa) si è riempito di segni che ci hanno fatto sentire accolti… segni semplici, a volte nascosti, a volte più visibili, di persone che hanno dedicato un po’ del loro tempo solo per dirci che siamo amati: l’impegno dei padri Passionisti (P.Gianluca, P.Antonio, P.Alessandro) che hanno organizzato la Tenda, l’accoglienza di P.Marcello, la presenza di P.Marco e del Provinciale P.Giuseppe Adobati, il servizio dei laici passionisti Maria Rosa, Augusto, Luciana, Milly e la disponibilità di giovani che hanno collaborato con i Padri per l’organizzazione e i lavori di gruppo, don Severino Pagani, P.Francesco Cordeschi, e tutti i giovani che hanno partecipato!!
E’ arrivato il momento dei saluti, non sappiamo quanti di noi hanno deciso di imbarcarsi sulla Linea d’Ombra, ma Neverland sembra allontanarsi all’orizzonte e a Caravate…. Sono tornate le colline.
Monica Colliandro