Chiamato da Dio.
Chi eri prima della chiamata? Prima della chiamata lavoravo in una piccola azienda del mio paese nativo, Serra San Quirico. Facevo il programmatore di computer e occasionalmente il disegnatore cad per gli impianti oleari. Ho studiato ingegneria elettronica ad Ancona ed ero (ma lo sono anche attualmente!) un patito della scienza e del computer (su cui passo tante ore al giorno). Nella mia vita ho “assaggiato” tanti lavori, dalla produzione a catena di scaldabagni ai mattoni del muratore, passando per gli odori forti delle carrozzerie per automobili fino agli impianti elettrici con forbici e cacciavite nei capannoni industriali. Insomma ho avuto una bella esperienza lavorativa! Mi piacevano molto i lavori pratici, ma la mia formazione era piuttosto intellettuale e quindi poi sono approdato e rimasto al lavoro d’ufficio per oltre tre anni.
Ma prima eri il classico ragazzo casa e chiesa? Diciamo …abbastanza, ma non troppo! Sono stato sempre un tipo piuttosto tranquillo. Ma certe arrabbiature ai miei non le ho risparmiate affatto… andavo a messa quasi tutte le domeniche fino all’età classica di 14-15 anni quando ho smesso di essere fedele all’appuntamento domenicale. Ma poi da grande ho ricominciato a frequentare la chiesa con una luce nuova. Ho iniziato un cammino di preghiera con un gruppo ecclesiale (Rns). Sia io che mia mamma abbiamo trovato in questo gruppo tante persone accoglienti dai giovani fino agli anziani. Erano tutti gioiosi. La preghiera all’inizio era un po’ strana ma molto aperta e senza formalismi. Quello che mi piaceva assai erano i canti e le lunghe ore di adorazione che si potevano fare all’interno di questo movimento.
Come hai trovato la tua vocazione?
Nella mia vita avevo cominciato a cercare “la vocazione”, da me stesso. Dopo anni di lavoro in cui stavo bene economicamente, mi mancava comunque qualcosa. Non mi sentivo realizzato, apposto. Mi capitò la possibilità di andare in Uganda con un movimento missionario cattolico per laici. Ero andato anche li a diversi incontri ed ero praticamente pronto a partire. Avevo il desiderio forte di aiutare la gente povera senza essere pagato. Appunto solo per il gusto di aiutare. Ma poi la storia non è andata come prevedevo perché ci sono stati diversi contrattempi, cosi che la mia partenza per la missione è stata rimandata per 3 volte. Alla terza occasione, quando tutto sembrava in ordine, ci si mise anche la guerra civile in Uganda e non potei più andare perché la regione era diventata pericolosa. Li desistetti e capii che quella non era la mia strada.
Poi, d’improvviso, non sono stato io a trovare la vocazione, ma all’opposto: la “vocazione” ha trovato me! Venne infatti il giorno in cui incontrai l’uomo mandato dalla provvidenza. Era un prete passionista, come lo sarò io a breve in pochi mesi. Si chiamava P. Francesco, e l’ho incontrato 2 anni prima dell’entrata in convento. In quel periodo avevo deciso di andare a messa tutti i giorni: per me questo era un segno di fedeltà al Signore, un modo per ringraziarlo di tutto quello che Lui faceva nella mia vita.
P. Francesco mi attirò perché anche lui, come me, aveva una grande passione per gli oggetti elettronici e le cose hi-tech: quando mi chiese se poteva segnarsi il mio indirizzo mi sorprese il fatto di vederlo usare un telefonino full keyboard con connessione internet … mi resi conto in un istante che la mia idea di “frate” fino a quel momento era stata sempre sbagliata … li immaginavo infatti come persone chiuse nel loro mondo e private di tante cose … mi sbagliavo grandemente!
Quando hai capito che era la “cosa giusta da fare”?
Dopo questo primo fatto, iniziai un percorso di incontri vocazionali al convento di Morrovalle, in provincia di Macerata. Degli incontri in cui si cercava di capire cosa Dio vuole da te.
P. Francesco era un tipo forte. Non era un prete “standard”, era veramente diverso da tanti altri. Parlava in un modo giovane, accattivante e mi faceva ragionare in modo critico sulla società. Sul valore del tempo. Sul significato della nostra vita. Ci parlava di ciò che Dio ha già fatto per noi e di come il comune modo di pensare non si renda conto di quanto Lui è presente nella nostra vita. Insomma mi resi conto che viviamo come se Lui non ci fosse! E ci perdiamo il meglio! Iniziavo a capire che Dio è con te ogni istante … ogni istante dunque è carico e denso di significato! Non potevo più agire in modo scontato, banale..
Il venerdi santo del 2005, dopo che il Signore aveva tanto bussato nel mio cuore, dissi un primo si… organizzammo con padre Francesco il mio ingresso in convento… nel giro di qualche mese lasciai il lavoro e iniziai la mia esperienza vocazione al convento di Morrovalle…
Il resto è una storia che continua a progredire … studi e preghiera per tanti anni, amicizie profonde nate all’ombra del convento, e un nuovo rapporto anche con la mia famiglia, che cerco di vedere regolarmente nonostante gli impegni della nuova vita! E adesso da poco i voti perpetui e il diaconato… e tra breve il sacerdozio… doni che Dio fa secondo il suo meraviglioso progetto!
Ma tu adesso sei felice?
Tante persone pensano che la vita religiosa e la vita sacerdotale siano per pochi coraggiosi che spendono la loro vita consapevoli, più o meno, dei sacrifici che esse comportano. Dal canto mio, dopo 8 anni di convento posso serenamente esclamare si! Sono felice! E allo stesso tempo confermo che i sacrifici ci sono… ma, con il sorriso sulle labbra, li considero una benedizione! Infatti tutto ciò che si fa per amore, e chi serve Dio e i fratelli agisce con amore, può costare fatica, ma vi assicuro, alla fine riceve sempre tanto di più!
Non c’è stata volta in cui ho confortato, ascoltato, viaggiato, rischiato, studiato, combattuto che Dio non abbia ricompensato 100 volte tanto. E ora e sempre dunque dico… sia benedetto il nome del Signore!
Marco Staffolani. Chiamato nella Chiesa. Chiamato in una congregazione.
Ci sono delle realtà più grandi di te, e che la storia ti consegna perché anche tu decida quale è il tuo posto nella vita e nella storia. Incontrando padre Francesco ho incontrato anche la grande congregazione passionista. 2500 religiosi in tutto il mondo. Quando i giovani mi chiedono chi siano questi tizi mi piace descriverli come i “man in black” … infatti vanno in giro vestiti di nero ma con al petto uno stemma bianco che li contraddistingue. Il loro fondatore San Paolo della Croce scriveva che “la Passione del Signore è la più grande e stupenda opera del divino amore”.
E questi “man in black” vanno in giro vestiti di nero per ricordare a tutti che con sua la morte in croce Dio ha sofferto e si è donato all’uomo! Egli cosi ci mostra come essere uomini e donne, veri e forti che sanno dare sapore alla loro esistenza! Infatti Egli ricorda e fa conoscere a tutti che la morte non è la fine ma la via che salva l’uomo dal suo egoismo, dalla sua autosufficienza. Egli ci sprona a donare quanto possediamo, a condividere con gli altri i nostri averi e il nostro tempo, insomma a donare la vita! Donare: questo apre l’uomo ad orizzonti più grandi, più lontani, più umani!
I religiosi della Passione, appunto chiamati Passionisti, portano al petto l’effigie del loro programma di vita nelle lettere bianche appuntate al loro petto: JESU XPI PASSIO, che significa appunto: la passione di Gesù Cristo. Essi, consapevoli della loro debolezza e allo stesso tempo di essere incamminati verso Colui che è la perfezione dell’Amore, ancor più fiduciosi nella Sua Grazia, spendono la loro vita annunciando al mondo l’evento che ha cambiato la storia: Dio che è venuto ad abitare in mezzo a noi. Infatti prima Dio si è fatto uomo in Gesù incarnandosi nel seno della Vergine di Maria e poi si è consegnato a noi nella Chiesa con il sacramento del Pane e del Vino per mezzo dei suoi sacerdoti.
Oggi, a 2000 anni dalla Sua venuta nell’umanità, la sua presenza è viva più che mai in questi “piccoli apostoli” che il Signore ha voluto per se e per l’annuncio del suo Regno che si sta compiendo giorno dopo giorno.
Marco Staffolani. Chiamato in un movimento ecclesiale.
La tendopoli è l’esperienza che la congregazione passionista propone ai giovani che vogliono veramente vivere questa donazione propria del carisma passionista. Io prima come laico e poi come religioso passionista, ho avuto l’opportunità di entrare in questa realtà che adesso voglio condividere con chi sta leggendo queste righe.
Ogni anno nel santuario di San Gabriele in Abruzzo, all’ombra del Gran Sasso sfondo naturale che incornicia un’esperienza unica, centinaia di giovani condividono 4 giorni in un clima di sincera fraternità e affetto. I giovani trovano nell’amicizia con San Gabriele un nuovo compagno che già gode in cielo della gloria di Dio e che vuole condividere con essi la medesima gioia di stare alla sua Presenza!
Riposando nell’essenzialità delle tende e confrontandosi sui temi di attualità che li vedono protagonisti oggi e domani di una società che deve essere costruita sulla fede in Dio, i giovani sperimentano nella preghiera comune la guida sicura che li porterà ad essere gli uomini e le donne per un futuro vero e pieno di speranza. Essi si staccano dai rumori della vita quotidiana e dalla consuetudine dell’ “always connected” per aprirsi alla meditazione. Nell'era della comunicazione ci si accorge che prima di ogni altra cosa occorre ascoltare e sopratutto ascoltarsi per non essere storditi dal bombardamento di parole appariscenti, ma vuote, mute anche se assordanti.
Questa esperienza forte di fraternità prosegue poi in un cammino settimanale che si concretizza nei gruppi Tend sparsi in tutta Italia che sono come piccole oasi di preghiera al servizio delle parrocchie. Con il passare degli anni infatti si capi che non è lecito suscitare aspettative in un incontro singolo e annuale se poi non si può proseguire questa esperienza in un cammino locale e quotidiano da offrire ai giovani! Cosi la Tendopoli offre un cammino con testi e meditazioni scritte che si concretizza poi in questi incontri settimanali in cui si condivide la parola di Dio, il carisma passionista e il servizio effettivo alla parrocchia