Lettera al Papa
di Costanza Miriano
Costanza all’udienza privata per i partecipanti a un seminario sulla Mulieris Dignitatem, ha incontrato il Papa a cui ha consegnato una lettera. Non era previsto fosse pubblicata, ma l’amico Pippo Corigliano la scorsa settimana ha “strappato” a Costanza il consenso a pubblicarla sul suo blog (ripresa anche da Tempi.it), e noi oggi la pubblichiamo anche qui.
Caro Papa,
le vere rivoluzionarie sono le donne che vogliono, come Maria, servire, non quelle che chiedono maggior potere nella Chiesa. Noi sappiamo che il ministero mariano precede quello petrino, e sappiamo che solo l’amore è credibile, e che solo la croce rende vero l’amore, il resto non ci interessa. Noi sappiamo che l’unico privilegio a cui anelare è quello dello Spirito, e il sacerdozio che vogliamo per le donne è solo quello del cuore. Noi donne al servizio della vita non vogliamo contare di più, né tanto meno diventare cardinali: non ne abbiamo tempo, dobbiamo crescere i nostri figli!
Le scrivo a nome di tante donne che vogliono servire la vita, e sono felici per questo. Non vogliono tornare a modelli del passato, ma essere controcorrente, e sottomettersi coraggiosamente a uno sposo. Donne che hanno Maria per modello, e la certezza che solo Dio, nessun uomo mai colmerà tutte le attese del loro cuore. Le scrivo a nome, credo, delle settantamila donne che hanno letto i miei libri, e che ho in parte incontrato in tutta Italia (presto anche all’estero). Tutte mi dicono che da quando qualcuno ha ricordato loro quanto è bello essere docili e accoglienti amano di più il loro marito e se ne lasciano guidare. Tante mi scrivono che hanno deciso di sposarsi o di aprirsi di nuovo alla vita, ed hanno avuto il terzo, il quarto, il quinto figlio. Tante mi scrivono che da quando cercano di essere sottomesse al marito, come la Chiesa a Cristo, lui ha cominciato piano piano a morire per loro, un po’ per giorno, cercando di imitare Cristo.
Tante donne invece soffrono. Ma, almeno nella parte ricca del mondo, non soffrono perché discriminate. Soffrono al contrario proprio perché non dipendono più da nessuno. Decidono da sole di sé, del proprio corpo, della propria vita, di come vivere il sesso. Decidono se tenere o no quel bambino che ha cominciato a vivere dentro di loro. Soffrono perché sono sole. Perché si sono buttate via elemosinando amore e magari a quaranta anni sono divorate dal terribile rimpianto di avere rifiutato dei figli, come terra deserta, arida, senz’acqua. Soffrono perché deluse da uomini egoisti a cui però loro non hanno saputo fare da specchio positivo, che è la funzione della donna, non hanno saputo mostrare il bene e il bello possibile. Se le donne si perdono gli uomini si perdono.
Perdoni se ho osato, le assicuro davvero la preghiera di mio marito Guido, dei nostri quattro figli Tommaso Bernardo Livia e Lavinia e il mio rosario quotidiano, e le chiedo di pregare per noi.
Con affetto e devozione,
Costanza Miriano