“La Chiesa ospite e pellegrina nella terra dell’uomo”

Mai si è parlato tanto di Chiesa nei media come in questi ultimi tempi. Quasi ogni giorno la Chiesa è stata alla ribalta su radio, TV, giornali, blogs, network sociali.  C’è un nuovo interesse per la Chiesa? Sì, c’è interesse. La Chiesa fa notizia? Sì la Chiesa fa notizia! La Chiesa può essere soddisfatta, contenta di questo interesse per i suoi uomini, per la sua istituzione? No, purtroppo.

Ve ne siete accorti, la Chiesa fa notizia soprattutto quando sbaglia, quando pecca. Infatti, si è parlato di chiesa non tanto per evidenziare gli aspetti positivi, il bene che fa, non per parlare della sua storia, dei suoi rappresentanti migliori, dei suoi santi, ma soprattutto per rinfacciare ai cristiani ed in particolare agli uomini di chiesa, i loro peccati, i loro difetti. E purtroppo in alcuni casi si è trattato di peccati, delitti fra i più odiosi, che certamente vanno condannati.

Con una sistematicità quasi scientifica si è andati alla ricerca di tutte le sue malefatte, soprattutto dei sacerdoti, e il tutto è stato sbattuto in prima pagina. Una delle regole del giornalismo scandalistico è “sbatti il mostro in prima pagina”: il mostro crea interesse, morboso quanto si vuole, e l’interesse fa vendere copie dei giornali, fa fare cassetta, soldi. In questo caso i “mostri”, veri o presunti, sbattuti in rima pagina erano spesso uomini di Chiesa, si è tentato anche con il Papa. La Chiesa è stata schiaffeggiata, umiliata, riempita di fango.

 

Domanda: la chiesa non vuole che i giornali parlino dei suoi errori e dei suoi peccati? No, dobbiamo riconoscere che peccati sono stati commessi, che comportamenti scandalo ci sono stati. Il peccato va condannato, gli scandali vanno denunciati. La condanna e la denuncia stimolano la conversione. Quello che ci ha offeso è stato il fatto che si è parlato della Chiesa come se tutto fosse solo peccato, come se la chiesa fosse una società di malaffare. Ci ha offeso che si sia voluto mettere sotto i riflettori solo il puntino nero su di un immenso foglio bianco. Mele marce nella Chiesa ci sono, e vanno individuate, ma non si può generalizzare. Ci sono genitori che si comportano male, ma nessuno osa dire che tutti i genitori sono cattivi. Ci sono ladri nella società, ma non tutte le persone sono ladre. Ci sono alcuni delinquenti, non tutti sono delinquenti. Ci sono dei ragazzi che si drogano, che rubano, che sono violenti, ma non tutti i ragazzi sono così. Voi, per esempio non siete così, vero?

Vi è stata una certa cattiveria della stampa, dei giornalisti? Il DNA, la natura dei media li porta ad evidenziare più il male che il bene. Come dice il proverbio: fa più rumore un albero che cade che un’intera foresta che cresce e dà ossigeno all’umanità. Fa più notizia il male che il bene! C’è stato un complotto contro la Chiesa, ci sono gruppi di persone che vogliono sbeffeggiare la Chiesa, farla tacere, ridurla alla irrilevanza sociale? E’ fuori dubbio che la Chiesa dia fastidio a molti per il suo insegnamento morale e sociale e per il suo andare controcorrente.

Come rispondere ai media? Rinfacciando ai nostri accusatori le loro incoerenze, doppiezze ed il falso moralismo? Gridando al complotto? No, ma esigiamo verità e onestà intellettuale. Dobbiamo riconoscere i nostri peccati, ma non possiamo accettare le generalizzazioni, che la chiesa tutta intera venga decritta come una società che nella sua maggioranza non pratica quel che predica. Esigiamo che accanto al male sia riconosciuto anche il bene,  molto maggiore, che la Chiesa compie. Esigiamo non tanto che non siano denunciati i peccati ed i delitti dei cristiani e degli uomini di Chiesa, ma che non si ingigantiscano e si esasperino alcune situazioni negative presentandole come un atteggiamento ed un comportamento generale. C’è il sospetto fondato che lo scopo degli accusatori non sia quello di contribuire alla moralizzazione della Chiesa (cosa di cui dovremmo essere loro grati), ma al contrario, di umiliarla per toglierle credibilità, per far tacere una voce scomoda, critica di molti aspetti della nostra società.

Forse qualche cristiano si è allontanato disgustato dalla Chiesa. Ma, anche in questo caso, non tutti i mali vengono solo per nuocere. Non dico che dobbiamo dire grazie alla stampa per questo fango indiscriminato che ci hanno scaraventato contro, ma queste accuse obbligano i pastori della Chiesa e tutti i veri cristiani a prendere coscienza dei loro peccati, delle loro incoerenze, ed in questo modo, ci aiutano a correggerci, a purificarci. L’esempio ce lo ha dato il Papa, andando a Fatima, nel maggio scorso, ha detto ai giornalisti: la vera persecuzione della Chiesa non viene tanto dall’esterno, ma dall’interno, dal male che commettono i cristiani stessi: “le sofferenze della Chiesa vengono proprio dall’interno della Chiesa, dal peccato che esiste nella Chiesa. …La più grande persecuzione della Chiesa non viene dai nemici fuori, ma nasce dal peccato nella Chiesa e la Chiesa quindi ha profondo bisogno di re-imparare la penitenza, di accettare la purificazione, di imparare da una parte il perdono, ma anche la necessità della giustizia”. Se fra quelli che hanno attaccato la Chiesa c’era chi pensava di distruggerla, non sa che invece ha contribuito a purificarla, a renderla più bella e credibile. Ma ciò non scusa tutti i nostri detrattori.


CHIESA SIAMO NOI

A questo punto sono sicuro che qualcuno si domanda: questo parla tanto di Chiesa, ma farebbe bene a dirci che cosa è la Chiesa, chi sono quelli che fanno parte della Chiesa.

La chiesa siamo noi, ognuno di noi. La chiesa non è solo il Papa, non sono solo i vescovi, non sono solo i preti, i frati, le suore. La Chiesa sono tutti i battezzati. Si entra a far parte della Chiesa con il battesimo, l’avete imparato nel catechismo. La Chiesa non sono solo quelli che vanno a messa la domenica, ma anche quelli che non ci vanno. Fanno parte della Chiesa quelli che amano talmente Dio da essere capaci di rinunciare alla loro vita pur di rimanere fedeli a Cristo (i martiri e ce ne sono anche oggi); fanno parte tipi come S. Gabriele, S. Francesco, Giovanni Paolo II, P. Pio, talmente innamorati di Cristo da fare della loro vita un dono a Dio ed al prossimo. Fanno parte della Chiesa anche i peccatori; piccoli o grandi che siano; i peccatori che lottano ogni giorno per convertirsi, ma anche quelli che, invece, rimangano incalliti nel male. Della Chiesa facciamo parte noi e forse siamo la maggioranza, che siamo un miscuglio di bene e di male.

A proposito, è indicativa la parabola che Gesù un giorno ha raccontato ai discepoli. E’ la parabola del buon grano e della zizzania. La trovate nel vangelo di Matteo al cap. 13 (24-30. 36-43). Un grande agricoltore fa seminare nel suo campo i migliori semi di grano in suo possesso. Ma nella notte un nemico va a seminare nello stesso campo semi di erbacce, la zizzania, la gramigna. A primavera accanto alle foglie di grano spuntano anche le foglie dell’erbaccia. I contadini vanno spuntare dal padrone a domandargli: ma che tipo di semi ci ha dato da seminare? Da dove sono venute quelle erbacce accanto alle piantine di grano? Voi che le strappiamo una ad una, ne facciamo un fascio, le facciamo seccare e poi gli diamo fuoco? “No”, risponde il padrone, “perché cogliendo le erbacce c’è il rischio di sradicare anche il grano buono. Lasciate che l’uno e l’altra crescano uno accanto all’altro fino alla mietitura. Allora della zizzania faremo dei fardelli e li bruceremo ed il grano invece lo riporremo nei granai”.

Credo che questa parabola di Gesù sia la migliore descrizione della coesistenza, dell’intreccio di male e bene che c’è nella nostra società e nella chiesa, che c’è anche nella nostra vita. Male e bene convivono nella nostra società, convivono nella Chiesa, convivono in noi. La Chiesa terrena è fatta di uomini e donne normali, peccatori come tutti. Dio non chiama alla Chiesa solo le persone speciali, ma le persone normali; chiama le persone ordinarie, normali per farle diventare speciali.

Ma perché il padrone dice ai contadini di non sradicare subito le erbacce, ma di aspettare il raccolto finale? Chi conosce un po’ di agricoltura sa che le erbacce prima le togli e meglio è. Apparentemente la parabola dice una cosa senza senso. La parabola parte dalla realtà agricola, ma si riferisce alla realtà spirituale della società, della Chiesa, di ognuno di noi. Nella società il confine tra bene e male, non passa tra una persona e l’altra. Non esistono qui i buoni e lì i cattivi. Non esiste una persona tutta buona ed una persona tutta cattiva. C’è del buono e del marcio in ognuno di noi. Il confine tra bene e male non passa fuori di noi, ma dentro di noi, dentro il nostro cuore. Se ad ogni errore il Signore dovesse “sradicare” chi compie il male non rimarrebbe nessuno sulla terra. Per questo il padrone dice “aspettiamo la mietitura, ed allora l’erbaccia sarà bruciata, il grano buono riposto nei granai”. Il Signore è paziente: vuole dare a tutti il tempo e la possibilità di convertirsi. Esempio di S. Gabriele.

Spesso ci lamentiamo con Dio perché permette il male, l’ingiustizia, la sofferenza degli innocenti. Perché non interviene? Perché gli scandali nella Chiesa? Per due motivi: perché rispetta la nostra libertà, non siamo dei burattini nelle mani di Dio; perché il Signore è paziente, ma è chiaro che non è la stessa cosa fare il bene e fare il male. Arriverà il momento della condanna definitiva del male ed il premio finale per il bene. Sì, Dio è paziente: vuole dare a tutti il tempo di convertirsi, ma arriverà il momento in cui il bene sarà premiato ed il male punito.

Dunque la chiesa terrena, e sottolineo terrena, come la società, è un miscuglio di bene e di male perché Dio rispetta la nostra libertà ed è paziente. La Chiesa non è fatta solo di santi, è stata fondata perché tutti diventiamo santi, è il luogo ideale per diventare santi, ma noi siamo deboli, fragili e a volte anche cattivi e la santità rimane spesso un ideale difficile da raggiungere e ci sono anche quello che non si prefiggono affatto questo ideale.

Ho detto che la Chiesa siamo noi, sono tutti i battezzati. Ma c’è molto di più nella realtà della Chiesa. Se la Chiesa fosse una semplice società umana, sarebbe una cosa bella, ma sarebbe una società come le altre: perché iscriverci alla chiesa e non alla società calcistica, ad un gruppo di nuoto, fare un gruppo di amici su Facebook? Se tutto si limitasse ad un gruppo, per quanto grande, che riguarda le realtà di questa terra, la chiesa non sarebbe quella società decisiva, importante, necessaria, che mi si impone. Cos’altro è la Chiesa?

 

LA CHIESA E’ GESU’ CRISTO

La chiesa è Gesù Cristo e Gesù Cristo è il figlio di Dio, è Dio stesso. E’ lui che ha fondato la Chiesa, facendosi uomo tra gli uomini. Perché l’ha fondata? Per darci la certezza che Dio ci ha creati per la vita e la  gioia senza fine, la certezza della felicità eterna e per offrirci tutti mezzi necessari per conseguirla. La felicità e la vita eterna hanno un nome preciso: salvezza. Cristo ha fondato la Chiesa quale mezzo privilegiato per offrirci la salvezza. E la salvezza è la realizzazione piena dell’uomo, il suo successo totale. Ogni uomo desidera non morire, di non vedere ridotto al nulla tutto quello che ha fatto, i suoi successi, il sudore, le sofferenze di questa terra. Gesù è venuto fra noi dandoci la certezza che ritroveremo tutto quello che abbiamo fatto su questa terra nell’altra vita trasfigurato in condanna o gioia senza fine, perché Dio non ci ha creati per la morte, ma per la vita, non per la sofferenza ma per la felicità.
In che insiste la salvezza, la vita eterna, questo successo totale dell’uomo? Consiste nell’amicizia con Lui, nella comunione con Lui che ha inizio qui su questa terra e si trasformerà in gioia senza fine nell’altra vita.

Belle parole, direte voi: ci vogliono le prove che le cose stanno così, che quello che ci ha detto Gesù corrisponde a verità. E Gesù le prove ce le ha date, le prove più credibili e convincenti che si possano dare su questa terra.
La prima prova: Cristo non solo si è fatto uomo, uno come noi, lui che è Dio; non solo si sé spogliato della divinità, per farsi nostro compagno di viaggio sulla terra, non solo ha annunciato e predicato la verità della gioia eterna, ma ha accettato di morire per questa verità e per darci la prova più grande di amicizia che si possa dare su questa terra, quella di dare la sua vita sulla croce per gli amici. Gesù l’aveva detto: “Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici” (Giovanni 15,13).

La seconda prova. Morire per dare una prova di amore e per dare credibilità alla propria verità è un bel gesto eroico, che ci commuove fino alle lacrime. Ma in fondo uno che muore, sia pure per nobili motivi, è un perdente, uno sconfitto. Noi, invece, vogliamo la certezza che l’amore, il bene, la verità, ai quali mi dedico e per i quali sono disposto anche a soffrire, siano vincenti. Di morte ce ne anche troppa attorno a noi. Vogliamo la vita, la vittoria, la gloria, il trionfo del bene e della verità. Cristo ci ha dato anche questa controprova. E’ risorto da morte, è risuscitato. Ci ha dato così la certezza non solo della sua verità, del suo amore, ma la certezza che la sua verità, il suo amore sono vincenti: abbiamo la certezza con la sua risurrezione da morte del trionfo del bene, della vittoria della gioia sul dolore e sulla sofferenza, della vita sulla morte.

Come ha fondato la Chiesa? Ha cominciato radunando 12 discepoli. Gente, tutto sommato, ordinaria. Uno, Giuda, aveva la mania di rubare e poi lo tradì per 30 denari d’argento. Un altro, quello che metterà a capo, Pietro, era un tipo sanguigno, entusiasta, ma debole, lo rinnegherà tre volte. Gesù lo perdonerà e questo perdono gli trasformerà la vita. 

Pensate: 12 persone. Cristo le ha lanciate nel mondo: andate in tutti gli angoli della terra ad annunciare l’amore di Dio per l’umanità che dona la salvezza a tutti coloro che lo seguono. Andarono. Erano 12 due mila anni fa; sono 2 miliardi 200 milioni oggi. L’amicizia con Gesù Cristo rende intrepidi, coraggiosi, trasforma le persone  e queste trasformano il mondo.

La Chiesa è Cristo insieme al popolo che egli continua a radunare attorno a sé, per offrire la salvezza. Questo popolo è lo strumento di salvezza per tutta l’umanità. Cioè Cristo continua ad agire attraverso la Chiesa, il popolo dei battezzati. Per  questo non si può dire: Cristo mi piace, la chiesa, soprattutto la chiesa dei preti e dei vescovi no. Se accetti Cristo devi accettare la Chiesa, se accetti la Chiesa devi accettare Cristo. Le due parti sono inseparabili, anzi sono una sola realtà. Cristo continua donare la salvezza, ma in via ordinaria, la dona attraverso la Chiesa, attraverso questo popolo di santi e peccatori. Cristo continua a perdonare, come ha perdonato Pietro e il ladrone pentito, ma dona il suo perdono attraverso la Chiesa, attraverso il sacramento della confessione amministrato dal sacerdote. Cristo continua ad offrire la comunione con Lui, ma la dona attraverso la Chiesa, soprattutto attraverso l’Eucarestia.

La chiesa, cioè i battezzati, cioè tutti noi, non sono una realtà separata da Cristo perché:

 

LA CHIESA E’ IL CORPO DI CRISTO
Che rapporto c’è fra la Chiesa che siamo noi battezzati e Gesù Cristo? Un rapporto strettissimo cpme quello che esiste nelle membra di un corpo. Con il battesimo veniamo incorporati a Cristo, diventiamo parte di Lui, suoi fratelli e quindi figli di Dio e come Lui eredi di tutta la ricchezza di Dio, partecipi della felicità di Dio. Chiesa e Cristo sono un tutt’uno, come la testa fa parte del corpo umano e viceversa. Non può esistere la testa senza il corpo, non può esistere il corpo senza la testa. Quindi, la Chiesa è un’istituzione umano-divina e questo spiega perché dopo due mila anni, nonostante le persecuzioni, gli errori, le divisioni, la Chiesa è ancora lì, viva e operante, perché il suo capo è Cristo, cioè Dio stesso, e Dio l’alimenta con la sua grazia, la rinnova e guarisce continuamente, la rende indefettibile.

Per questo non abbiamo paura delle persecuzioni, oserei dire che non abbiamo paura nemmeno dei nostri errori. Dio certo ricorrerà a medicine forti e amare per purificarci e correggerci, a volte ricorre ad operazioni chirurgiche dolorose, ma non permetterà mai che perisca, che venga meno alla sua missione fondamentale di essere il segno e lo strumento della salvezza per tutti gli uomini. Se finisse la Chiesa vorrebbe dire che Gesù non offre più la salvezza all’umanità, che Cristo non ama più gli uomini. “Le porte dell’inferno non prevarranno contro di essa”, ha assicurato Cristo e la storia lo conferma. La chiesa è il luogo e lo strumento ufficiale con cui Dio continua ad offrire la salvezza al genere umano.

La Chiesa è il corpo di Cristo. Leggete S. Paolo nella prima lettera ai Corinzi (Ef 12,12-26) ne fa una descrizione molto vivace e realistica: “Come infatti il corpo, pur essendo uno, ha molte membra e tutte le membra, pur essendo molte, sono un corpo solo, così anche Cristo. E in realtà noi tutti siamo stati battezzati in un solo Spirito per formare un solo corpo, Giudei o Greci, schiavi o liberi; e tutti ci siamo abbeverati a un solo Spirito. Ora il corpo non risulta di un membro solo, ma di molte membra. Se il piede dicesse: «Poiché io non sono mano, non appartengo al corpo», non per questo non farebbe più parte del corpo. E se l’orecchio dicesse: «Poiché io non sono occhio, non appartengo al corpo», non per questo non farebbe più parte del corpo. Se il corpo fosse tutto occhio, dove sarebbe l’udito? Se fosse tutto udito, dove l’odorato? Ora, invece, Dio ha disposto le membra in modo distinto nel corpo, come egli ha voluto. Se poi tutto fosse un membro solo, dove sarebbe il corpo? Invece molte sono le membra, ma uno solo è il corpo.  Non può l’occhio dire alla mano: «Non ho bisogno di te»; né la testa ai piedi: «Non ho bisogno di voi». Anzi quelle membra del corpo che sembrano più deboli sono più necessarie;  e quelle parti del corpo che riteniamo meno onorevoli le circondiamo di maggior rispetto, e quelle indecorose sono trattate con maggior decenza, mentre quelle decenti non ne hanno bisogno. Ma Dio ha composto il corpo, conferendo maggior onore a ciò che ne mancava, perché non vi fosse disunione nel corpo, ma anzi le varie membra avessero cura le une delle altre. Quindi se un membro soffre, tutte le membra soffrono insieme; e se un membro è onorato, tutte le membra gioiscono con lui”.

Con questa descrizione S. Paolo ci dice tre verità.

La prima: i cristiani sono incorporati a Cristo, sono parte di Lui, quasi una sua emanazione, sono inseriti nel mondo soprannaturale, resi partecipi della vita stessi di Dio. Per questo S. Paolo nella lettera agli Efesini (2,19- 22) scrive: “Così dunque voi non siete più stranieri né ospiti, ma siete concittadini dei santi e familiari di Dio, edificati sopra il fondamento degli apostoli e dei profeti, avendo come pietra angolare lo stesso Cristo Gesù. In lui tutta la costruzione cresce ben ordinata per essere tempio santo nel Signore; in lui anche voi venite edificati insieme per diventare abitazione di Dio per mezzo dello Spirito”. Attraverso i cristiani Cristo continua a fare quello che ha fatto quando era fra noi: benedire, proclamare la Parola, donare la grazia, salvare, perdonare, guarire, ecc… Il cristiano è un alter Christus.

La seconda verità: nella chiesa ognuno ha il suo compito, il suo carisma, la sua grazia speciale e tutti cooperano alla salvezza ed al benessere generale. Non esistono compiti più importanti o meno importanti: “le parti del corpo che ritenevano meno onorevoli le circondiamo di maggior rispetto”. Ogni membro è necessario, prezioso e insostituibile nella Chiesa, come ogni parte del corpo è necessaria e insostituibile nell’organismo umano.

Terza verità: la Chiesa è una realtà umana, terrena ed insieme una realtà soprannaturale. Ingloba cielo e terra perché comprende Cristo e con lui tutte le persone che sono morte e che sono salvate: non solo i santi come S. Gabriele, S. Francesco, P. Pio, ma tutte le persone che sono in paradiso, forse i nostri nonni, forse persone buone ed oneste che abbiamo conosciuto e che sono morte. Nello stesso tempo facciamo parte della Chiesa noi che siamo qui su questa terra in attesa, quando Dio vorrà (forse non abbiamo fretta), di raggiungere Cristo e tutti i santi in paradiso.

La Chiesa si espande nel cielo e cammina sulla terra. Cammina sulla terra in marcia verso la patria definitiva, il cielo, il paradiso. I teologi hanno dato un nome a queste due parti (in realtà sono una cosa sola) della Chiesa: la chiesa trionfante, quella che è in paradiso e gode già dell’amicizia e della felicità piena con Cristo; quella militante (militante, da militare) quella che ancora combatte contro il male sulla terra, lotta per conquistare il regno celeste. La chiesa militante siamo noi, che siamo come pellegrini sulla terra, in marcia verso la patria che è il cielo. E’ molto significativa a questo proposito, l’immagine della tendopoli. La tenda è un’abitazione provvisoria, non definitiva. Sulla terra siamo provvisori, l’abitazione vera, quella stabile, è il cielo, il paradiso. Siamo ospiti sulla terra, la patria è il cielo, insieme a Cristo, insieme a tutti quelli che ce l’hanno fatta, che sono in paradiso.

Noi siamo la chiesa militante, quella che a volte ha delle sconfitte, la chiesa peccatrice, che ha bisogno del perdono di Dio. Sant’Ambrogio per descrivere questa realtà della Chiesa parla di “casta meretrix”, di prostituta casta. Una contraddizione, direte, ed invece è una descrizione realistica della realtà della Chiesa: casta, immacolata, perfetta per la presenza di Cristo e dei santi in cielo, per la santità che è in lei; prostituta, peccatrice in quanto contiene noi imperfetti qui sulla terra, peccatori.  E’ santa perché comprende Cristo ed  è lo strumento che Cristo ha scelto per dare la salvezza, la grazia, per santificare tutti; è peccatrice nelle persone sulla terra nella loro debolezza, fragilità, peccaminosità, nella loro incapacità di fare pienamente tesoro della grazia che il Signore Gesù dona a tutti.

Allora, non dico che non dobbiamo meravigliarci dei peccati dei cristiani, dei peccati anche del clero, ma dobbiamo fare i conti con la presenza del peccato fra di noi: non per accettarlo, ma per combatterlo; non per rassegnarci al male, ma per eliminarlo, pur sapendo che è una battaglia che coinvolge tutta la nostra vita. Ognuno di noi deve mettercela tutta per ridurre, con l’aiuto della grazia di Dio, il dominio del male, dell’egoismo, prendendo a modello i migliori fra noi: S. Gabriele, S. Francesco.

C’è un altro aspetto da sottolineare: il peccato non fa del male solo a chi lo commette, ma a tutto il corpo che è la Chiesa militante. Ritornate per un attimo al paragone della chiesa corpo di Cristo, di cui noi siamo membra. Se un membro è ammalato comunica il malessere a tutto il corpo. Se ho mal di testa, è tutto il corpo che soffre; se si ammala un piede, coinvolge nella malattia tutte le altre membra. Allo stesso modo con il mio peccato contamino tutto il corpo, tutta la Chiesa.

Ricordiamolo: il nostro peccato danneggia tutta la chiesa, tutti i cristiani, tutta la società. Per questo il Papa ci richiama al dovere constante di purificarci continuamente. Ci ripete che certamente ci fanno del male coloro che ci perseguitano e non perdono occasione per combatterci, ma che il male più grande della Chiesa più che dall’esterno, viene dall’interno, dal nostro peccato.

C’è un’altra bella immagine per descrivere la chiesa militante, un’immagine che spesso vedete raffigurata nei dipinti: quella di una barca che si trova a navigare in un mare in tempesta. Le onde sono alte, il vento è forte, la barca è scossa, sembra dover affondare ad ogni momento, ma resiste a tutte le intemperie e le scosse. Il nocchiero è Pietro, il Papa, ma dietro lui c’è Cristo e questo garantisce che non ci sia tempesta che possa affondarla.

 

E’ CREDIBILE LA CHIESA?

La Chiesa è formata da tutti i battezzati, siamo noi, uniti a Cristo, del cui corpo mistico facciamo parte. La Chiesa, vale a dire noi, è lo strumento, il “sacramento”, come dicono i teologi, della salvezza perché Cristo in linea ordinaria ha scelto di donare la salvezza, attraverso questo suo popolo in marcia sulla terra. Sorge una domanda: ma la chiesa, cioè noi insieme al Papa ed i vescovi, compie il suo dovere? Riesce a dare la salvezza, i mezzi della salvezza all’umanità? E’ credibile la Chiesa? Deve annunciare Cristo, l’amor di Dio per ogni uomo: riesce a dare questo annuncio? Gesù ha detto che i cristiani sono il sale della terra. I cristiani sono il sale della terra? Ha detto sono la luce del mondo: i cristiani sono la luce del mondo? Ha detto di andare in ogni angolo del mondo a predicare la buona notizia che Dio ama l’umanità, che ama ogni persona? I cristiani mettono in pratica questo comando? Ha detto che l’amore a Dio si dimostra amando i fratelli, incominciando dai più poveri e bisognosi. Mettono in pratica questo comandamento?

La risposta è “sì”. Nonostante tutte le debolezze, gli errori, i peccati dei cristiani, degli uomini di Chiesa che dovrebbero essere di modello a tutti, la Chiesa svolge la sua missione che è quella  di annunciare l’amore di Dio per tutta l’umanità, annunciare che Cristo è il Salvatore, annunciare che il senso della vita è l’amicizia con Dio, che attraverso la Chiesa offre a tutti la salvezza e la vita eterna, ricordare il grande comandamento “amare Dio e amare il prossimo” e che il modo migliore di amare Dio è amare il prossimo.

Fa abbastanza? Potrebbe fare di più? Certo. Ma non dipende da Cristo, Lui mette tutta la sua potenza a servizio della Chiesa e dell’umanità, ma rispetta la nostra libertà. Fare di più, fare meglio, dipende in gran parte dall’impegno dei cristiani, anche da noi, anche da voi. Pesate che cosa succederebbe sulla terra  se vi fossero 10 mila, centomila, un milione di persone con l’ardore apostolico di S. Francesco d’Assisi, con la santità di S. Gabriele, con la carità di Madre Teresa! Se tutti fossimo santi incendieremmo il mondo. Sì, possiamo anche giustamente lamentarci che c’è troppa mediocrità nella Chiesa, ma la risposta, la soluzione più che dagli altri, dobbiamo cercarla in ognuno di noi: io sono un vero cristiano, vivo da vero discepolo di Cristo, rendo Gesù Cristo ed il vangelo credibile con il mio comportamento? Sono di buon esempio ai miei compagni? Ricordate che in via ordinaria Cristo agisce attraverso noi, ognuno di noi.

 

LA CHIESA E’  VIVA ED OPERANTE

In una lettera ai cattolici tedeschi nel mese di maggio il Papa scrisse, alludendo ai media: ci vogliono far credere che la chiesa sia solo zizzania, erbaccia cattiva, ma in realtà è il terreno buono dove attecchisce, cresce e fiorisce il buon grano. Sì, c’è molto più buon grano che erbacce; c’è molta più santità che miseria spirituale. Ci sono sei miliardi e mezzo di abitanti sulla terra e solo un miliardo e duecento milioni sono cattolici, poco più di due miliardi i cristiani, purtroppo divisi, dando scandalo al mondo. I numeri contano, ma sono secondari. Quel che conta è la qualità.
Nonostante tutto, nonostante debolezze e peccati, i cristiani sono la luce del mondo, sono il lievito della terra, sono il sale che da sapore e senso alla vita. I media si occupano per lo più di aspetti negativi, degli scandali (che ci sono), concentrano la loro attenzione solo sul Vaticano, ma la Chiesa continua ad essere lo strumento di salvezza del mondo.

Sì, nonostante tutto, la Chiesa è viva ed operante. L’attività della Chiesa è soprattutto spirituale, generalmente lavora nel silenzio, all’ombra; è quindi un’attività che sfugge alle rilevazioni sociologiche, e non interessa sempre ai media.
Ma ci sono anche attività esterne significative. I cristiani direttamente

  • gestiscono oltre 200 mila scuole;
  • dà istruzione a quasi 60 milioni di alunni tra materne, elementari, medie, superiori e università, nei paesi ricchi come soprattutto in quelli poveri;
  • La Chiesa gestisce 6 mila ospedali, oltre 18 mila ambulatori e dispensari, quasi 16 mila cliniche per anziani e lungodegenti;
  • 34 mila centri di rieducazione sociale che ogni giorno, in ogni angolo della terra, assistono centinaia di migliaia di persone sofferenti;
  • Oltre 120 mila istituzioni di beneficienza e assistenza.

La Caritas internazionale, che coordina gli interventi caritativi della Chiesa,  ogni anno impiega risorse per 5,5 miliardi di dollari, donati dai cattolici, per vestire, nutrire e curare circa 24 milioni di persone in 200 paesi, tra cui il 25% dei malati di Aids di tutto il mondo. In Africa le istituzioni cattoliche garantiscono circa il 30% dei servizi sanitari del continente.

Si potrebbe anche valutare il vantaggio che ne traggono certi paesi ricchi: solo negli Stati Uniti il sistema scolastico fa risparmiare circa 18 miliardi di dollari grazie ai 2,6 milioni di studenti che possono studiare in istituti cattolici, mentre 1 malato su 5 di tutti gli States viene curato negli oltre 600 ospedali promossi da cattolici. Un’inchiesta condotta da un istituto indipendente (la Thompson Reuters) che ha preso in considerazione le performance, cioè le prestazioni delle istituzioni mediche e di assistenza negli Stati Uniti ha dimostrato che i centri cattolici sono di gran lunga i migliori per la qualità dei servizi prestati (meglio dei centri di altre religioni, meglio dei centri privati e di quelli non profit e profit.

Cosa succederebbe in Italia se, poniamo il caso, da un giorno all’altro, scomparisse la Chiesa con tutte le sue istituzioni, scomparissero le parrocchie, le opere caritative gestite dai cattolici? Centinaia di migliaia di poveri non avrebbero più da mangiare, da vestire; migliaia e migliaia di bambini non avrebbero asili, migliaia e miglia di giovani con problemi, a cominciare dalla droga, non avrebbero chi li assiste. Centinaia di migliaia di persone non avrebbe che dice loro una parola di sostegno, di incoraggiamento, che li aiuta a dare un senso alla vita, al dolore. Se scomparisse la chiesa in Italia crollerebbe tutto il sistema assistenziale ed educativo,  che lo Stato non è in grado di supplire; il nostro Paese si trasformerebbe in un arido deserto senz’anima e senza cuore.

Ci sono 409 mila sacerdoti nel mondo. Non li trovi solo nelle chiese belle, artistiche e confortevoli, nelle grandiose cattedrali. Ci sono nelle foreste, dove la chiesa è una capanna, ci sono fra le popolazioni dimenticate e perseguitate di Africa (il Darfur), dove la chiesa è una tenda; ci sono nei villaggi dove imperversa la guerriglia come in Congo, ci sono dove c’è la persecuzione. Dove ci sono diritti da difendere, lì ci sono i cristiani con i loro sacerdoti; dove si soffre, state pur certi che c’è un sacerdote, una suora. Un passionista che ha si è formato qui a S. Gabriele e che ora si trova nella foresta dell’Amazzonia, in Perù, è stato arrestato ed è sotto processo perché ha difeso il suo popolo, gli indios, contro le pretese del governo e delle grandi multinazionali che vogliono espropriare loro le terre per cercare petrolio e fare coltivazioni varie senza dare garanzie precise di sussistenza a coloro che ci vivono da millenni e nell’agricoltura hanno il loro unico mezzo di sussistenza. Da anni non ritorna in patria a trovare i parenti, perché teme che il governo non lo farebbe più rientrare .

Ci sono 740 mila suore, molte  nei dispensari in Africa, nelle scuole, negli ospedali, nelle parrocchie. Ci sono circa 5 mila vescovi che coraggio guidano i loro sacerdoti ed i loro fedeli. Quasi ogni parrocchia ha la sua “San Vincenzo” o il suo gruppo caritativo che si prende cura dei poveri. All’elenco bisognerebbe aggiungere le mille attività caritative delle Congregazioni religiose, delle associazioni cattoliche.

È una lista che potrebbe proseguire all’infinito, passando dalle attività di sviluppo umano e sociale in tutto il mondo, fino ad arrivare ad ogni singola famiglia e ogni singolo fedele che con il suo impegno cerca di vivere non solo con giustizia e onestà, ma con lo slancio di chi è motivato a volere il bene degli altri.


EPPURE LA CHIESA E’ PERSEGUITATA

La chiesa, nonostante debolezze e difetti, è una realtà viva, efficace, che porta avanti la missione che Cristo le ha affidato. Tuttavia, nonostante questo, la Chiesa è perseguitata, i cristiani sono combattuti in molti luoghi, limitati nei loro diritti. Lo sono sempre stati, lo sono anche oggi.

I cristiani continuano ad essere discriminati e perseguitati in diversi quadranti del mondo, in Medio Oriente, in Asia, in Africa, dove quasi ogni giorno rimbalzano notizie di aggressioni e limitazioni alla libertà religiosa. Il cristianesimo indubbiamente è oggi, nel mondo, la religione che paga il più ampio prezzo della persecuzione, nelle sue forme più diverse, subdole o aperte, dichiarate esplicitamente o praticate con ferma ma silenziosa determinazione, costringendo all’emigrazione forzata, forme di vera e propria “pulizia”, mutando il volto di realtà segnate dalla secolare convivenza di famiglie di diverso credo religioso.

E’ di 3 settimane fa l’uccisione in Afganistan di 9 medici e paramedici in Afganistan che erano sul luogo per curare i malati dei villaggi. Colpa: avevano con sé delle Bibbie. Di fronte alle persecuzioni contemporanee la risposta è una ferma, serena rivendicazione della libertà religiosa. E il Papa ha ribadito l’importanza cruciale del tema della libertà della Chiesa, nella storia, ma anche e soprattutto nel mondo di oggi, in cui si parla tanto di libertà, ma in cui gli spazi dell’autentica libertà rischiano in mille modi di venire ridotti.

Questo scenario fa emergere la validità ed efficacia del Papato, centro di unità della Chiesa, che assicura alle Conferenze Episcopali, ai vescovi ed alla Chiese locali una indipendenza rispetto ai poteri locali, nazionali e sovrannazionali. Il legame con il Papa è “garanzia di libertà nel senso della piena adesione alla verità, all’autentica tradizione, così che il Popolo di Dio sia preservato da errori concernenti la fede e la morale”.

 

L’INDIFFERENZA DELL’EUROPA

La persecuzione, i limiti alla libertà religiosa sono fenomeni gravi, ma è preoccupante anche il disinteresse, l’indifferenza verso il cristianesimo nei Paesi di antica cristianizzazione. E’ il caso dell’Europa, dove impera la cosiddetta secolarizzazione, che esclude ogni trascendenza, che rigetta ogni idea di sacro, che rifiuta un ruolo pubblico alle religioni. Eppure l’Europa è il continente che è stato plasmato, forgiato dal cristianesimo, la cui cultura è chiaramente di derivazione soprattutto cristiana. Nessun storico serio può negare che le radici della cultura europea siano soprattutto cristiane (anche se non solo cristiane). Nel solco del cristianesimo sono sorte le università, gli ospedali; è frutto del vangelo il concetto di diritti umani, il concetto stesso di persona e libertà, il diritto di libertà religiosa. Cosa sarebbe l’Europa senza l’arte religiosa? Cosa rimane della letteratura europea se togli il riferimento alla Sacra scrittura ed al vangelo?

Tutto ciò di cui l’Europa va fiera e che ha esportato nel mondo, la sua cultura, è chiaramente influenzato dal messaggio di Cristo, ma sembra che questa eredità cristiana crei imbarazzo, a volte addirittura vergogna, a molti europei. E spesso l’indifferenza di alcuni si trasforma in avversione. L’Europa sta volgendo le spalle al cristianesimo?

La maggioranza dei Paesi dell’Europa Unita si rifiuta di riconoscere le radici cristiani nella cosiddetta Costituzione o meglio Trattato, che dovrebbe dare una unità giuridico-sociale all’Europa. Si tenta di ripudiare i segni religiosi cristiani disseminati su tutto il territorio europeo. Si è cominciato con il crocifisso: la Corte europea dei diritti umani di Strasburgo lo scorso anno ha sancito che il crocifisso nelle scuole italiane lede la libertà religiosa ed il pluralismo religioso. In nome della libertà religiosa, si vogliono abolire i simboli religiosi. Giustamente l’Italia ha fatto ricorso e si attende la sentenza a breve, che ci auguriamo positiva (una eventuale decisione sul crocifisso non spetta ad un tribunale internazionale, ma semmai al parlamento italiano).

La secolarizzazione dilagante vuole ridurre la religione ad una credenza privata, alla stregua di chi crede negli Ufo, dell’oroscopo, nel malocchio. Noi crediamo che la religione non possa essere solo un fatto privato, un fatto personale, ma deve coinvolgere tutta la vita del credente e quindi anche la vita sociale. Che libertà sarebbe se non posso dimostrare pubblicamente la mia fede, nel rispetto ovviamente delle leggi dello stato? Ben inteso, non si chiede alla Stato di diventare religioso o di adottare una religione ufficiale, ma di creare le condizioni perché ogni religione possa esprimersi, nel rispetto delle leggi nazionali e delle altre religioni.

Si mostra maggiore simpatia alle nuove religioni giunte in Europa con l’immigrazione che al cristianesimo, che ha plasmato la cultura Europa.

“C’è una debolezza di udito dell’Europa nei confronti di Dio”, diceva Benedetto XVI durante la sua visita in Germania nel 2005. Forse c’è una debolezza di voce e di testimonianza dei cristiani. Per questo il Papa ha istituito recentemente un nuovo dicastero, una specie di nuovo ministero, che si deve occupare della ri-evangelizzazione dei paesi di vecchia cristianità. L’Europa è tornata ad essere terra di missione. E i missionari non sono solo sacerdoti, religiosi e suore, ma tutti i cristiani, soprattutto voi giovani.


IL CASO ITALIA

E la nostra Italia? Sembrerebbe ancora un’isola felice. Ma non è così, anche se i numeri potrebbero apparire abbastanza confortanti. Solo tre settimane fa, sulla rivista Il Regno è stata pubblicata  un’inchiesta sul rapporto degli italiani con la religione, diretta dal sociologo Paolo Segatti dell’Università di Milano. Ecco i risultati:

  • l’81,3 % degli italiani si identifica come cattolico (solo il 6,5% si dichiara non credente), però solo il 72% dice di credere “sempre” in Dio.
  • Il 27,7 % degli italiani dice di andare a messa una volta alla settimana (mai il 18,3%). In realtà la frequenza settimanale è molto più bassa.
  • Prega spesso il 74% degli italiani (“mai” il 13, 8%).
  • Il 72% degli italiani si sente offeso quando si bestemmia, si parla male di Dio e dei santi. La percentuale scende al 58,4% se si parla male della Chiesa ed al 55,5% se si parla male del Papa.
  • Quasi la metà degli italiani (47,5%) ritiene importante essere cattolico per essere un “buon italiano” (il 33,7% non vede alcuna relazione tra essere cattolico ed essere un buon italiano).
  • Il 67,8% degli italiani ha fiducia nella Chiesa.

Qualcuno ha ritiene che questi risultati siano molto buoni rispetto agli altri paesi europei, che il processo di secolarizzazione si è arrestato in Italia. Ma se si va ad esaminare in profondità questi dati affiorano molte preoccupazioni. Si scopre una fattura generazionale, tra quelli nati prima del 1981, cioè sotto i 30 anni (vale a dire: voi) e quelli sopra i 30 anni di età.

  • Solo il 13% dei minori di 30 anni va a messa tutte le domeniche
  • Poco più del 30% crede “sempre” in Dio fra quelli che hanno meno di 30 anni
  • Solo il 14% dei coloro che hanno meno di 30 anni pensano se stessi “spesso” come cattolici e solo il 28% pensa che ci sia una relazione tra essere cattolico ed essere buon italiano
  • Solo il 44% dei minori di 30 anni ha fiducia nella Chiesa.

Conclusioni del sociologo. Abbastanza preoccupanti. Vi è scarsa coerenza tra il dirsi cattolico ed il vivere da cattolico. La Chiesa, per quanto sia ancora una istituzione di grande importanza  e goda di grande credibilità, non ha una netta capacità di indirizzo sulle opinioni degli italiani al di fuori delle questioni strettamente spirituali. Sui temi morali e sociali quali l’aborto, divorzio, l’immigrazione, la maggioranza degli italiani ritiene che la chiesa non debba intervenire pubblicamente (fatta eccezione per il problema della disoccupazione). Mi domando: di che cosa deve parlare la chiesa? Dei puffi, dei cartoni animati?

Il sociologo conclude parlando di una religione “evanescente” in Italia, di una nazione che “era cattolica e sta diventando genericamente cristiana”. L’Italia va rievangelizzata.

Cari ragazzi: c’è molto lavoro da fare! Una chiesa bella, autorevole, viva nel cuore della gente e nella società, è un lavoro che tocca soprattutto a voi, sotto la guida dei vostri parroci .

In conclusione credo che noi cristiani dobbiamo ritrovare la fierezza della nostra fede. Dobbiamo reagire a chi vuole rinchiudere il cristianesimo nelle sagrestie e nel chiuso delle proprie case. Dobbiamo riportare il cristianesimo sulle strade, nel rispetto ovviamente di tutte le altre culture e religioni. Ovviamente prima che sulle strade il Vangelo deve essere nel nostro cuore.

E allora alcune considerazioni a mo’ di riepilogo:

  • Ognuno di noi è Chiesa. Faccio parte della Chiesa, la chiesa è parte di me, è la mia famiglia. Devo sentirla come mia, sentirmi responsabile del benessere, del buon nome della Chiesa;
  • Non posso dire: Cristo sì, la chiesa no, perché i preti sbagliano come sbaglio io, spesso non sono migliori di me. Gesù Cristo ha voluto che la salvezza arrivasse a noi attraverso il suo popolo, attraverso i suoi ministri. Non si può separare il “Capo” dalle “Membra”;
  • La salvezza mi è donata attraverso la Chiesa. Se voglio essere discepolo di Cristo, se voglio salvarmi non posso fare a meno della Chiesa, perché è il popolo che Cristo ha scelto come strumento, “sacramento” di salvezza per l’uomo.;
  • L’immagine della Chiesa che danno i media non corrisponde alla vera realtà della Chiesa. Il peccato c’è nella chiesa (come c’è in ognuno di noi), e va condannato, ma è ben maggiore il bene (spesso nascosto) compiuto, la santità di moltissimi membri. Non dobbiamo cadere nella trappola dei media che “universalizzano” il male, oscurando il bene compiuto dai cristiani;
  • Siamo “membra” del corpo di Cristo che è la Chiesa. La Chiesa è il “corpo di Cristo” ed ognuno di noi fa parte delle “membra” di questo corpo, con funzioni diverse, ma  tutte importanti ed insostituibili. Se un “membro” è ammalato, è tutto il corpo che ne risente. Io sono un membro che “affatica” il corpo della Chiesa, lo indebolisce e lo fa ammalare, oppure porto nuova forza ed energia?
  • Riconoscere la funzione di ogni membro della Chiesa. Debbo saper riconoscere la funzione di ogni “membra” : quella del Papa, vescovi, sacerdoti che mi danno la garanzia della “parola di Dio”, mi assicurano il perdono di Dio, mi danno l’Eucaristia, i sacramenti; la funzione dei genitori che mi hanno dato la vita, che mi educano; la funzione dei catechisti, degli educatori, di tutte le persone che con il buon esempio mi sono di stimolo nella vita di fede;
  • Prego per la Chiesa? Se ho a cuore il benessere della Chiesa devo pregare per la Chiesa, per  il Papa, per i vescovi, i sacerdoti, perché vivano ed operino secondo il modello di Cristo; pregare per i cristiani che si trovano in difficoltà, per i cristiani perseguitati; pregare che vi siano vocazioni al sacerdozio, perché attraverso il sacerdote Cristo mi dona il perdono, i sacramenti, l’annuncio della sua Parola, mi dà soprattutto l’Eucarestia, il corpo e sangue di Cristo, che è il massimo dell’unione con Cristo che è possibile su questa terra, ed è un anticipo della comunione con Lui che avremo in cielo;
  • Cosa faccio per la Chiesa? Mi scandalizza il peccato degli altri, ma cosa faccio io nel mio ambiente, nella mia parrocchia per contribuire alla santità del popolo di Dio, per incoraggiare i miei compagni nella fede, per rendere credibile il messaggio di Cristo, per accrescere il buon nome della Chiesa? Sono un giudice severo con gli altri e accondiscendente con me stesso?
  • Mi interesso alla vita della Chiesa? Siccome la Chiesa è parte di me, devo interessarmi, informarmi della vita di questo popolo di cui faccio parte, di questa famiglia che è la mia famiglia, di questa madre che si preoccupa della mia salvezza, di questa comunità di compagni di viaggio, pellegrini come me, verso la patria celeste.
  • Fedeltà al Papa ed ai vescovi. La garanzia che sono nella Chiesa di Cristo e che non mi costruisco una chiesa (e un Dio) a mio uso e consumo mi è data dal Papa e dai vescovi che Cristo ha posto come nostre guide, maestri e padri nella fede. L’amore e la fedeltà a Cristo va di pari passi con l’amore e la fedeltà al Papa.