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La vigilanza.
Nei vangeli il tema della vigilanza non è né accidentale, né secondario. Interviene praticamente sempre nei testi (parabole, discorsi), che richiamano la vicinanza del Regno di Dio. L’avvenimento costituito dall’intervento storico di Gesù di Nazaret, manifesta talmente il Signore che viene, che occorre mobilitare davanti a lui, tutta la propria attenzione e tutte le proprie energie. La vigilanza giunge al massimo della sua espressione poiché invita qui ad un impegno preciso: seguire Gesù, essere presenti quando passa lo sposo, partecipare al suo corteo. Gesù ci ha dato l’esempio. Durante tutta la sua vita terrena egli opera sotto il segno della vigilanza che richiede anche ai suoi discepoli. Gesù interroga continuamente gli avvenimenti per leggervi la volontà del Padre. In intima unione col Padre, Gesù rivela il disegno di Dio e il suo vero volto, e inoltre l’atteggiamento e la risposta dell’uomo.
Il cristiano aspetta qualcuno.
La vigilanza è un’attesa attiva, operosa, che non sta con le mani in mano, ma prepara l’incontro. Vigilanza significa lottare contro il torpore e la negligenza per giungere alla meta ed essere pronto ad accogliere Gesù quando viene. Ma la vigilanza non è solo attesa della venuta ultima dei Signore: è anche lotta contro il male e la tentazione. Il cristiano, essendosi convertito a Dio, è «figlio della luce», rimane sveglio e resiste alle tenebre, simbolo del male. Un altro tipo di vigilanza è quello di saper discernere le «visite» del Signore, che hanno per la nostra vita una attualità permanente. Dio viene continuamente, bussa ad ogni istante alla porta di ciascuno. Essere vigilanti significa scoprire e discernere queste venute, saper leggere i segni dei tempi, andare incontro al Signore che viene, che ci passa accanto nelle persone, negli avvenimenti, nei fatti della storia. Essere vigilanti significa, infine, accorgersi della sfida che il mondo pone continuamente alla Chiesa e ai singoli cristiani ed accettarla. Il cristiano mette continuamente in crisi i giudizi, i modi di pensare e di fare del mondo, le sue realizzazioni, i suoi progetti. Lo obbliga a rivedere continuamente le sue posizioni. I cristiani devono essere un po’ come i giovani, che sono la febbre del mondo: non devono permettere alla società di sedersi e di riposarsi sulle posizioni conquistate.