La testimonianza di una tendopolista che ha partecipato alla visita pastorale di Benedetto XVI in Polonia. Sono qui a Pescara, nella mia parrocchia dello Spirito Santo. Sono alla novena dello Spirito, che prepara la veglia di Pentecoste. Non sono ancora passate ventiquattro ore dal mio rientro a casa dopo il lungo, ma allo stesso momento breve viaggio in Polonia. Sulle note del canto d’ingresso di invocazione allo Spirito comincio a metabolizzare quanto vissuto nei giorni precedenti, e mi rendo conto del dono immenso che ho ricevuto dal Padre. Far parte della delegazione italiana che ha accompagnato il Papa nella sua visita pastorale nella diocesi di Cracovia è stato allo stesso tempo motivo di enorme responsabilità ed un gran privilegio. La Polonia, una nazione che non compare sulle offerte turistiche esposte nelle vetrine delle agenzia di viaggio, che non è alla ribalta per occasioni mondane o di libertinaggio più sfrenato, che non è possibilità di sfruttamento di grandi holding industriali, ma è opportunità per riscoprire la propria fede e i propri atteggiamenti cristiani. Perché questa è la Polonia e questi sono i polacchi, un popolo continuamente grato, consapevole di aver avuto e di avere ancora una grande responsabilità nei confronti del mondo cattolico, un popolo che ha saputo amare il suo papa, e che sa fare di un pontefice “straniero” il “suo” papa. […]