Il p. Ottaviano d’Egidio, superiore generale dei PP. Passionisti, ha inviato una lettera augurale per la Pasqua 2003 a tutti i religiosi della congregazione e a tutti i membri di movimenti laicali passionisti, quindi anche a te, tendopolista!
Carissimi Confratelli,
E’ nel contesto del presente momento di passione e morte di tanti nostri fratelli nel mondo che invio gli auguri di Buona Pasqua a loro e a tutti i Religiosi della Congregazione e alla Famiglia Passionista. Gesù seguita ad essere umiliato in tantissime persone. La Settimana Santa, settimana di Passione, diventa mesi ed anni di sofferenze e tribolazioni per molti popoli specialmente nel tessuto più fragile e delicato quale quello dei bambini, che non riescono a capire il perché di tanta violenza e sopraffazione. Loro che vorrebbero solo giocare, come noi abbiamo giocato, su un prato verde rincorrendo una palla, bambini gialli, neri, bianchi, di qualsiasi razza senza distinzione, in piena libertà, ridendo, ed invece sono costretti a fuggire ad avere paura ed a nascondersi con il cuore che batte forte e spesso a morire, senza capire la follia degli adulti. Poi le mine antiuomo: ragazzi senza una o due braccia, senza gambe, in carrozzella o con stampelle; immaginiamo Gesù a dodici anni che entra nel tempio in stampelle privo di una gamba. Sembra una bestemmia, e allontaniamo l’immagine, e diciamo “non può essere! non è possibile, che questo possa accadere a Gesù, il figlio di Maria”. Ma Gesù soffre e vive in questi ragazzi e il loro volto è il suo volto, e il suo volto è in tutti coloro che soffrono.
Il mondo sembra trasformato in un grande Calvario e non è soltanto l’Iraq, del quale i mass-media ci hanno rovesciato in casa con la televisione morti e distruzioni come uno spettacolo, o soltanto Palestina e Israele, ma anche le altre ottanta e più guerre dimenticate presenti attualmente nel mondo. Voglio ricordare, una tra le altre, la guerra che imperversa da cinque anni nella Repubblica Democratica del Congo con gli oltre tre milioni di morti; una guerra che la Congregazione vive nel proprio corpo per la presenza di molti religiosi per la maggior parte del Congo stesso e con alcuni religiosi del Belgio. Parte del Vicariato passionista è presente nella zona controllata dai guerriglieri e parte nella zona controllata dai governativi. I nostri religiosi sono divisi nelle due zone con tutte le difficoltà di sicurezza di vita, di comunicazioni e con le restrizioni, povertà, violenza e morte che una guerra comporta. I nostri religiosi vivono e svolgono la loro opera tra il popolo e con il popolo in queste situazioni. Siamo solidali con loro e preghiamo perché si abbrevino i tempi della passione e tornino i giorni di pace che permettono una vita più sicura e il lavoro più efficace.
Non ci sono giustificazioni per tutto questo che accade in Congo, in Iraq, in Israele e in Palestina o in altri luoghi di conflitto; come non ci sono per le violenze di regime, vedi l’Iraq stesso e altri Stati, perpetrate per lunghissimi anni, per esercitare e conservare il potere, o per il terrorismo sia esso sistematico o di piccoli gruppi.
Non c’è nessun fine che possa giustificare il mezzo della violenza e della guerra. Noi come Famiglia Passionista siamo contrari a tutto questo. La nostra posizione è chiara: chiamati per vocazione ai piedi della Croce vogliamo guardare e amare il mondo con gli occhi e il cuore del Crocifisso. E con Lui staremo sempre dalla parte delle vittime, chiunque esse siano, senza differenze: “oggi sarai con me in paradiso”, perché purificate dal martirio subito per l’umana violenza.
Ma avere il cuore del Crocifisso significa che anche quando si fa buio su tutta la terra rimane sempre viva la speranza di un nuovo giorno assolato e pieno perché la resurrezione è certa. Questa è la nostra fede e questo confermiamo ai piedi della Croce e quando siamo immersi nelle sofferenze con il nostro popolo. Per Gesù la sua Passione e Morte era un progetto di vita, e la passione e morte della nostra gente e di noi stessi può diventare un progetto di vita se unita a quella di Cristo. I Martiri non appartengono solo ai primi secoli del cristianesimo, la terra è bagnata dal sangue dei martiri anche nei tempi e giorni nostri. Ricordiamo i beati Martiri passionisti di Daimiel, il Beato Bossilkov, P. Carl Schmitz e tanti altri che sono morti per una giusta causa sia in Congregazione che fuori Congregazione.
Carissimi confratelli, è nella certezza della resurrezione e nella speranza viva di cieli e tempi nuovi con pace su tutta la terra, che formulo gli auguri di Buona Pasqua. Con l’inno dei Vespri della Settimana Santa preghiamo con tutta la Chiesa: “Ave, o croce, unica speranza – in questo tempo di passione – accresci nei fedeli la grazia – ottieni alle genti la Pace. Amen”.
Per ottenere la Pace in questo tempo di passione, la croce è l’unica speranza. E quando diciamo croce intendiamo il mistero di amore di Dio espresso fino all’estremo sacrificio di donazione: “li amò sino alla fine”; croce significa anche misericordia, accoglienza, ascolto, perdono; significa porre al centro della nostra attenzione le persone più che i principi. Quante volte noi e la Chiesa abbiamo sacrificato e posposto, senza misericordia, le persone ai principi da rispettare e difendere? Per i principi abbiamo fatto anche dei martiri. La prima attenzione di Gesù è per le persone: “il sabato è fatto per l’uomo e non l’uomo per il sabato”. “Donna nessuno ti ha condannato?… neanche io ti condanno, va in pace…”. “Misericordia e giustizia voglio non sacrifici”.
E’ soltanto ponendo la persona e la creazione al centro dell’attenzione che il mondo abbrevierà i giorni della sua passione e così sarà anche per la vita religiosa che diventerà più autentica.
La persona è un valore, il supremo, in quanto tale e in quanto esiste, e per questo va accolta e amata al di là di ogni suo limite e al di sopra della razza e delle appartenenze religiose.
Dobbiamo credere che questo è possibile, che non è una utopia, come non è utopia l’ecumenismo dentro il cristianesimo e fuori del cristianesimo. Purtroppo il cammino dell’ecumenismo, in questi ultimi anni, sembra abbia rallentato il passo, ma la guerra in Iraq, le situazioni di continua violenza tra Palestina ed Israele, la Korea del Nord ed altre situazioni pongono come irrinunciabile il dialogo con l’islam, l’ebraismo e le altre grandi religiosi di oriente. Il Beato Domenico Barberi, passionista, è stato un maestro dell’ecumenismo con il costante impegno della sua vita che riuniva fedeltà e libertà interiore. Il cammino dell’ecumenismo è accettarsi come diversità culturali nell’unità che nasce dall’unico Dio che adoriamo e amiamo.
Per il futuro la Congregazione dovrà essere più presente nel campo dell’ecumenismo, dobbiamo lavorare con le altre grandi religioni perché il recupero del dialogo, del rispetto e di altri valori permette tra l’altro il recupero di valori comuni, di anticipare e prevenire le stesse guerre preventive e le sistematiche violenze di regime e di terrorismo. L’ecumenismo bene inteso è uno strumento valido di comprensione e di pace.
Ma dobbiamo avere coraggio altrimenti il timore di cambiare non soltanto ci impedisce di crescere, ma ci farà inaridire. La fede se è autentica e se è vita non è statica, non si può imbrigliare, va in profondità e abbraccia sempre più l’uomo nella sua totalità, sia personale che sociale.
Scriveva Hans Küng che l’unica posizione che può perdere l’uomo è la mancanza di fede, la disperazione, l’impossibilità di credere in Dio, il non avere più sogni; questo è il peccato che può perdere l’uomo.
Ma noi crediamo. La pietra è ribaltata, il sepolcro è vuoto: “Raccontaci Maria chi ha visto nella via?” . “La tomba del Cristo vivente, la gloria del Cristo risorto… il sudario e le vesti. Cristo, mia speranza, è risorto; e vi precede…”.
Sì, ne siamo certi: Cristo è risolto e ci precede, vive con noi.
E’ una presenza che fortifica ed incoraggia quella di Gesù. Sarà con noi tutti i giorni della nostra vita, nelle comunità e nelle famiglie, non ci lascerà soli od orfani. Lui lo ha promesso e Gesù è parola di verità, è il re vittorioso che ha vinto la morte e la nostra solitudine. Ed alla sua presenza e dalla luce che emanano le sue piaghe gloriose ancora presenti dopo la resurrezione nel suo corpo glorioso come segni e testimonianza eterna di amore, noi crediamo nel mondo di pace preannunciato e visto in lontanissimi e precedenti tempi dal profeta Isaia: “Forgeranno le loro spade in vomeri, le loro lance in falci, un popolo non alzerà più la spada contro un altro popolo, non si eserciteranno più nell’arte della guerra… Il lupo dimorerà con l’agnello e la pantera si sdraierà accanto al capretto, il vitello e il lioncello pascoleranno insieme e un fanciullo li guiderà”. E inoltre leggiamo con ottica ecumenica quanto dice Ezechiele in 37,26: “Farò con loro un’alleanza di Pace. In mezzo a loro sarà la mia dimora: io sarò il loro Dio ed essi saranno il mio popolo”. Fare dei popoli del mondo un solo popolo, redento e in pace; appare un sogno ma a questo dobbiamo tendere e lavorare. Un Dio unico per un popolo unico, nel rispetto delle diverse culture ed espressioni religiose ed umane. E allora proveremo anche noi lo stupore delle moltissime persone che affollavano Gerusalemme il giorno della Pentecoste “di ogni nazione che è sotto il cielo”. Scrivono gli Atti degli Apostoli al capitolo 2: “Siamo Parti, Medi, Elamiti, e abitanti della Mesopotania, della Giudea, della Cappadocia, del Ponto, dell’Asia, della Frigia, della Panfilia, dell’Egitto e delle parti della Libia vicino Cirene, stranieri di Roma, ebrei e proseliti, cretesi e arabi e li udiamo annunziare nelle nostre lingue le grandi opere di Dio”. Tutti erano stupiti e perplessi chiedendosi l’un l’altro: “Che significa tutto questo”. Lo Spirito Santo aveva illuminato mente e cuore; ed aveva aperto uno spiraglio facendo intravedere un mondo di comprensione e di accoglienza. E’ quello spiraglio che noi dobbiamo ritrovare e allargare.
Nell’attesa operosa e nel sogno di un mondo unificato e in pace porgo a tutte le persone di buona volontà i migliori auguri di Buona Pasqua. Dio invii il suo Angelo Santo a ribaltare la pietra che pesa sul mondo e che ostruisce il cuore stesso dei potenti del mondo. Elimini anche il Signore quanto frena e rallenta il nostro cammino di consacrazione alla Passione di Gesù. Ci aiuti ad essere testimoni credibili del suo amore crocifisso.
Auguri con un particolare ricordo agli ammalati siano essi religiosi o laici, che rivivono nella carne la passione di Gesù; auguri ai giovani, ci aiutino con la loro giovinezza ed entusiasmo a credere in un mondo migliore e ad una Congregazione più vivace e credibile e che sappia osare per il Regno di Dio; ci aiutino ad osare di più! Saluti e auguri alle Claustrali passioniste che con la loro silenziosa preghiera, missionarie in convento, accompagnano l’apostolato della Congregazione. Auguri alle Congregazioni e Istituti passionisti sia di consacrazione religiosa che laicale, che con noi vivono in vari modi lo stesso carisma della passione in numerose parti del mondo e con noi condividono la missione. Ricordo con particolare affetto i laici della Famiglia Passionista che esprimono la vocazione nella laicità in mezzo al mondo nelle situazioni più diverse. Voglio ora ricordare con commozione un componente della Famiglia Passionista morto recentemente durante la guerra in Iraq. Le guerre che non toccano il proprio paese, viste in TV, sembrano come soffuse e lontane fino al giorno nel quale una persona che conosci ed alla quale vuoi bene ne rimane ferita o vittima. Soltanto allora comprendi appieno la spietata realtà della guerra.
Alle celebrazioni dei 150 anni della presenza passionista in America (USA) ha partecipato anche il giornalista della televisione NBC News, David Bloom di 39 anni con la sua sposa, facenti parti del movimento laicale della Provincia di S. Paolo della Croce (PAUL). Nel suo apprezzato intervento in aula David disse tra l’altro: “La pace per noi passionisti nasce dal cuore trafitto di Gesù, dal Calvario dobbiamo comprendere perché e come dobbiamo operare per la pace”. L’ho conosciuto per un breve giorno, vitale ed entusiasta. Inviato corrispondente nella guerra d’Iraq è morto per embolia il 6 aprile passato mentre su un Tank riprendeva in piena guerra quanto accadeva. Siamo vicini con la preghiera alla sposa e alle sue tre bambine. Dio sia il riposo di David e la consolazione della famiglia.
Voglio salutare con particolare fraternità i Vescovi passionisti che chiamati dalla Chiesa realizzano la loro vocazione nel servizio alle Diocesi. La pienezza del loro Sacerdozio sia aumento di grazia anche per tutti noi. La celebrazione della Pasqua e di questo primo giorno del triduo sacro, Giovedì Santo, riunisce misticamente ancora una volta tutta la famiglia passionista in un solo corpo e in solo spirito. Siamo infatti edificati dall’eucaristia e viviamo dell’eucaristia, come riafferma per la Chiesa l’Enciclica “Ecclesia de Eucharestia” promulgata oggi da Giovanni Paolo II.
Un fraterno e particolarissimo Buona Pasqua ai Consultori Generali, ai componenti della Curia, a P. José Orbegozo, ai Superiori Provinciali, Vicari Regionali, e quanti con loro collaborano nel servizio dell’autorità e nell’animazione.
Auguri ai religiosi della Comunità dei SS. Giovanni e Paolo, alle Suore Messicane ed ai laici che lavorano nelle nostre comunità.
San Paolo della Croce, nostro Padre, e coloro che ci hanno preceduto nella Pasqua eterna si uniscano alla nostra Pasqua celebrata nel tempo.
Maria, Madre del Crocifisso Risorto ci benedica. Amen.
Roma, SS. Giovanni e Paolo
17 aprile 2003
Giovedì Santo
P. Ottaviano D’Egidio
Superiore Generale C.P.
P. Ottaviano D’Egidio
Superiore Generale C.P.