I Magi, discepoli della luce, ci mostrano il corretto percorso della ragione e dei sensi per incontrare Gesù, luce del mondo. Alla Tua Luce vediamo la Luce dice il salmo 36. Ed è vero…
Senza questa luce depositata nel cuore dell’uomo che grida a Dio, risvegliata e alimentata dalla grazia, l’uomo è cieco; cieco totalmente o parzialmente. Totalmente quando non riconosce Dio nel bambino di Betlemme; parzialmente quando “riconosce” Cristo ma non la Sua Chiesa e la successione apostolica.
Meno frequente la prima cecità, assai più la seconda con una miriade di sfumature. Da quella liberale a quella progressista a quella anticlericale. Da quella di una teologia della liberazione a quella del dissenso sterile. Celebrare l’Epifania, la manifestazione di Gesù, vuol dire dunque, non solo riconoscere Cristo, Luce del Mondo e quindi Stella della mia storia personale, ma riconoscere la Chiesa come luce della mia storia. Le ombre che inevitabilmente sono presenti nella storia della Chiesa, passata o presente, non oscurano il fiume di grazia che essa porta e che appare “manifesto” ai semplici e ai dotti che alla Luce vedono la Luce.
Questo perché questa Luce entra nell’intimo e fa la differenza; la totale differenza di unuomo che si ferma (e si siede) nella ricerca e di un uomo che vive per la sua fede; fede che presuppone una ricerca sincera, sofferta, dinamica e umile. Una ricerca che coinvolge tutta la persona in scelte e tagli anche scomodi.
Questa Luce consente alla ragione di “ragionare” bene e di vedere oltre la cortina (a volte un muro) delle proprie disconosciute dinamiche e ferite categoriali ed affettive. Quelle cortine e quei muri abbattuti a fatica ma con gioia, dai santi come Francesco di Assisi, che hanno fatto dell'illuminazione e della devozione la direttiva portante dell'amore a Cristo e alla Chiesa.
Qui si presenta il dissenso fecondo, quello che obbedisce e che ripara la “casa del Signore”. Qui sta la vera Luce. La Manifestazione sceglie la logica del nascondimento alla logica mondana, al fasto, al clamore e alla superbia del razionalismo. La Manifestazione sceglie la via dell’umiltà e della temperanza; della coscienza illuminata e non confusa dalla propria pazzia e dalle proprie ferite.
Una Manifestazione che si comprende in ginocchio davanti a Gesù bambino e nel rispetto carico di ascolto davanti ai pastori della Chiesa, al di la dei propri meriti o demeriti. Non perché questi ultimi meritino adorazione anzi, ma perché ciò è gradito a Dio e a chi conosce l’umiltà di Betlemme. Perché la fede in Gesù fa compiere quel salto, impossibile ad una coscienza ferita, di riconoscere il dito di Dio anche nelle contraddizioni, forse presenti, nel pastore che ci sta innanzi nell'esercizio del suo ministero.
Luce donata per tutti, credenti e non credenti ma che, specialmente in questi tempi, è chiamata ad illuminare coloro che si chiamano cattolici ma che si sono creati un Gesù ed una Chiesa a propria immagine e somiglianza. L’Epifania dunque è festa anche Ecclesiale ed è uno stile di vita fatto di umiltà, sobrietà e temperanza. E’ la conquista del posto che il Signore ti dona anche attraverso le contraddizioni della tua storia. E’ lo stile dei semplici e dei dotti che cercano la Luce e non la calpestano con le proprie ferite e con le proprie malignità, che amano Cristo come unico sposo e che amano la Chiesa e danno la vita per lei, senza cercarne un’altra da quella che si presenta storicamente, ma lavorando umilmente e assiduamente, pagando di persona, dentro di essa; senza cercare fughe e senza cercare sconti. Come servi inutili e proprio per questo, cristologicamente utilissimi.
Non alla ricerca di un ruolo o di un posto ma alla ricerca “nuda” del posto che il Signore ti dona.
Manifestazione, Epifania, vuol dire scegliere finalmente di fidarsi di Dio. Essere cattolici infatti, significa essere uomini che vivono di provvidenza, su ogni aspetto della propria vita. Essere cattolici è un cammino verso la nudità per essere rivestiti solo del manto e della veste che il Signore nel suo tempo e nel suo amore vuole darti.
Qui comincia la pace; nel deporre le armi e le immagini distorte che ci siamo costruiti pensando di adorare Dio ed invece servivamo solo la nostra miseria e il potere rubato con le nostre mani, l’invidia, la gelosia, la maldicenza, l’arroganza, l’arrivismo, la superbia. Cristo Luce del mondo conceda a ciascuno di noi questa Sapienza e il desiderio di cercarla, ancora e ancora.