La tempesta smaschera la nostra vulnerabilità e lascia scoperte quelle false e superflue sicurezze con cui abbiamo costruito le nostre agende, i nostri progetti, le nostre abitudini e priorità. Ci dimostra come abbiamo lasciato addormentato e abbandonato ciò che alimenta, sostiene e dà forza alla nostra vita e alla nostra comunità. La tempesta pone allo scoperto tutti i propositi di “imballare” e dimenticare ciò che ha nutrito l’anima dei nostri popoli; tutti quei tentativi di anestetizzare con abitudini apparentemente “salvatrici”, incapaci di fare appello alle nostre radici e di evocare la memoria dei nostri anziani, privandoci così dell’immunità necessaria per far fronte all’avversità. (Papa Francesco)
Attraverso le parole del Papa mi soffermo a ripercorrere il vissuto di questi mesi, le tante ansie, le paure, i momenti di riscoperta familiare che ognuno di noi ha condiviso e non ultima e profondamente importante, la preghiera: linfa vitale. E proprio nel momento in cui tutto ti sembra sfuggire, sopraffarti o peggio ancora scivolarti addosso ci è arrivata la proposta di Padre Francesco da condividere nel gruppo, una ventata di nuovo, un respiro pulito, libero da poter essere vissuto insieme. Personalmente, ed è solo un mio parere personale, non pensavo che pregare attraverso la rete potesse dare quelle sensazioni di raccoglimento e di forza che provi davanti a Gesù nel Tabernacolo. Beh mi sbagliavo!
Abbiamo avuto incontri davvero intensi, sicuramente diversi dal solito ma fatti di riflessione e anche di confronto. Ed è proprio con le domande di Padre Francesco che abbiamo trovato quello spunto fondamentale per aprirci alla discussione; dibattiti motivati e ricchi di molteplici considerazioni.
Quella che inizialmente è stata una proposta “consigliata vivamente” è diventato per noi appuntamento fisso tanto che continuiamo a vederci sistematicamente per pregare insieme seguendo i passi del cammino di quest’anno. Scopriamo Gesù con nuovi mezzi, con quella tecnologia che ci accompagnava quotidianamente ma che non usavamo per il contatto visivo. Anche con la riflessione condivisa con un bel gruppo di tendopolisti abbiamo potuto assaporare la parola e intavolare una bella discussione.
Anche noi come il cieco nato che nell’obbedienza e senza remore va a lavarsi nella piscina di siloe dovremmo lasciarci fare da Lui ed essere liberi di dipendere dal Signore che si manifesta a noi anche nel più piccolo gesto del quotidiano. E’ nella vita di tutti i giorni che l’opera di Dio si manifesta e che anche e soprattutto nelle difficoltà, nelle cose inattese,l’uomo è costretto a riflettere a superare i limiti e gli ostacoli per compiere un disegno più grande. L’interazione di questo incontro penso ci abbia fatto non solo riflettere attraverso la Parola ma anche sentirci più vicini gli uni con gli altri perché attraverso il racconto dell’esperienza, delle giornate questi mesi ci siamo sentiti un po più vicini anche mancando il contato.
E allora continuiamo a camminare:con forza, con tenacia, con sollecitudine, noi, ragazzi, giovani e meno giovani ma sempre fanciulli nel cuore, Papa Francesco ci sprona: non rinunciate al meglio della vostra giovinezza, non osservate la vita dal balcone. Non confondete la felicita con un divano non passate la vostra vita davanti a uno schermo. Non riducetevi nemmeno al triste spettacolo di un veicolo abbandonato. Non siate auto parcheggiate, lasciate piuttosto sbocciare i sogni e prendete decisioni. Fatevi sentire! Scacciate le paure che vi paralizzano, per non diventare giovani mummificati. Vivete! Datevi al meglio della vita.
Sabrina