27 Febbraio: festeggiamo il Santo dei Giovani, passionista a cui noi tendopolisti siamo uniti da un legame speciale e bellissimo!
Riportiamo la lettura del transito di San Gabriele (…grazie Veny!).
“Ascoltiamo ora la narrazione del transito di San Gabriele nella testimonianza del p. Norberto. Ci riportiamo con la mente al 27 febbraio 1862 è l’alba, “.sul levarsi del .sole”. Gabriele è sul letto di morte attorniato dai confratelli in preghiera. Invoca la Madonna, perché faccia presto a venirlo a prendere; e la Madonna non si fa attendere. Per Gabriele che chiude gli occhi alla visione di questo mondo si aprono alla visione della vita eterna in Cristo. Ci mettiamo in ascolto con attenzione e raccoglimento.”
“Sul levarsi del sole, nella mattina del 27 febbraio, mentre io Norberto, gli sedevo al fianco, Gabriele mi disse tutto sereno: «Padre, l’assoluzione me la potrebbe dare adesso». Ma io non vedevo alcun aggravamento del male e non mi sapevo render conto di tale domanda. Qualche momento dopo, il tempo di recitare 1’atto di dolore, egli mi disse: «L’atto di contrizione l’ho fatto. Padre mi dia 1’assoluzione». Si scoperse il capo e si mise a mani giunte. Allora gli diedi l’assoluzione, cosa che ripetei nel momento in cui spirò.
Ricevuta l’assoluzione domandò l’immagine dell’Addolorata, che teneva sempre in mano o sotto gli occhi o sul petto. Gli fu data 1′ immagine del Crocifisso con l’Addolorata. Gabriele la prese con trasporto, tutto giulivo se l’accostò alle labbra e vi diede molti baci. Poi se la pose sul petto con vivacità, con affetto, e fervore. Vedendo tutto ciò io ero come trasognato e come fuori di me, ed ero commosso fino alle lacrime. Anche gli altri presenti erano tutti commossi, Vedere con i propri occhi l’affetto, la confidenza, il fervore di carità, i modi teneri con cui faceva tutto questo, vedere sul suo volto traboccare tutta l’anima, era cosa che inteneriva i sassi.
Appena ebbe applicata l’immagine del Crocifisso e dell’Addolorata sul petto, levati gli occhi verso il cielo, e dando verso il medesimo come uno slancio, disse con slancio accompagnato dal movimento di tutta la faccia: «Mamma mia, fa’ presto», accompagnando le parole con un accento che mi è impossibile descrivere. Poi, con maggiore calma e staccando bene le parole, aggiunse: «Maria, madre della grazia, madre di misericordia, difendici dal nemico ed accoglici nell’ora della nostra morte».
Finita questa strofa e sempre accompagnando tutto da sé con grande sentimento disse: «Gesù, Giuseppe e Maria, vi dono il cuore e l’anima mia. Gesù, Giuseppe e Maria, assistetemi nella mia ultima agonia. Gesù, Giuseppe e Maria, spiri in pace tra voi l’anima mia». E tutto ciò con una serenità, con una gioia tale sul volto che tutti noi presenti stavamo come trasognati, ma tutti edificati ed inteneriti.
Appena ebbe finito di fare e dire quanto riferito, tacque con gli occhi bassi. E allora ci avvedemmo che Gabriele stava per spirare ma come uno che si mettesse a dormire.
All’improvviso prende un viso tutto ridente e tutto devoto, apre con vivacità e slancio gli occhi verso la parete sinistra e a mezz’aria, con avidità e come colpito da qualcosa di grande e come oppresso da una grande maestà che ama, sospira e languisce d’affetto verso quella, e in questo stato senza nessun movimento, cessa di respirare e passa da questa vita come uno che si addormenta, con gli occhi fissi in quel luogo, con il volto ridente, con le mani calcate sopra 1′ immagine del Crocifisso e dell’Addolorata. Il volto di Gabriele era bellamente trasformato e come se da esso irraggiasse un’arcana luce”.