Una testimonianza dell’anno di noviziato 2003-2004 sul Monte Argentario
Mi chiamo Lorenzo Terzi, ho 22 anni, abito a Brusaporto e da poco sono un religioso Passionista. Ho appena terminato l’anno di noviziato passionista presso la comunità religiosa del Monte Argentario, in provincia di Grosseto, dove ho trascorso un anno intenso di preghiera e formazione umana, spirituale e culturale in cui ho cominciato a vivere la vita comunitaria e il carisma passionista. Il Ritiro del Monte Argentario è la prima casa fondata dal nostro fondatore nel 1733. E quale altro luogo migliore si potrebbe scegliere per respirare il carisma dei Passionisti se non questo, dove tutto e tutti sembrano ancora parlare di lui? È un luogo che, non a caso, è stato scelto e adibito a casa formativa di noviziato nazionale.
Il cammino formativo e vocazionale, per diventare religioso passionista prevede alcune tappe quali lo studio della Filosofia per due anni, il noviziato della durata di un anno, e lo studio della teologia della durata di tre anni, per poi concludere con l’ordinazione sacerdotale. Al termine del noviziato, chi è convinto di spendere gratuitamente la propria vita per Dio attraverso la consacrazione, compie il rito della Professione religiosa, in cui professa pubblicamente, davanti ad alcuni testimoni scelti, i voti di fare memoria della Passione di Cristo (carisma della Congregazione Passionista), vivere spontaneamente la povertà, la castità e l’obbedienza alla Chiesa e ai Superiori. Inoltre vengono consegnati il cuore passionista (da affrancare sull’abito) e il Crocifisso. L’uno, come segno visibile d’appartenenza a una nuova famiglia e come impegno responsabile e personale a esprimere esternamente quel che ognuno porta dentro di sé: la Passione di un Dio Crocifisso. Il Crocifisso è la fonte e il culmine di ogni vocazione, dal quale nasce e nel quale cresce ogni vocazione cristiana, ricevendo da Esso forza e grazia. Si viene quindi a far parte di una nuova famiglia: la famiglia passionista. Il cammino che ora mi resta da compiere è ancora lungo e arduo. Rimane lo studio della Teologia presso il seminario di Verona e poi dovrei essere ordinato sacerdote tra qualche anno.
I Passionisti tutt’oggi sono presenti in tutti continenti, in terre di missione e di povertà e in zone ricche quali gli Usa e l’Europa del Nord e sono circa duemila Si dedicano alla predicazione delle missioni nelle parrocchie e nelle diocesi, nell’animazione degli esercizi spirituali per giovani, sacerdoti e religiosi; nell’animazione dei gruppi giovanili e laicali (tra cui i meetings annuali che radunano centinaia di giovani: la «Tendopoli San Gabriele» a Teramo, «Tenda Giovani» a Basella di Urgnano (Bg)) essendo, un giovane passionista, San Gabriele dell’Addolorata (1838-1862), patrono della Gioventù e degli studenti.
I Passionisti vivono insieme in comunità chiamate «Ritiri»: punti di riferimento per “dimorare, uscire e ritornare”, sullo stile di Cristo che formava gli apostoli, li mandava e poi si ritirava con loro per condividere (Lc 9,10). “Dimorare” significa crescere umanamente e spiritualmente attraverso la preghiera, la vita comunitaria e la meditazione sulla Passione di Cristo. “Uscire” è il tempo vero e proprio della predicazione come frutto della preghiera e della meditazione. “Ritornare” è il tempo per far ritorno nelle comunità e ritemprasi, depositando ai piedi della Croce, le sofferenze umane incontrate durante l’esperienza d’apostolato. I Passionisti vivono e condividono: la povertà, per essere in sintonia con la povertà di Cristo e in comunione con tutte le forme di povertà umane; la memoria della Passione che consiste nel rivivere nell’oggi la gioia e la sofferenza umana in consonanza con quella di Dio che ha amato ogni uomo a tal punto da offrirsi liberamente sulla Croce. In forza di questo mistero, che è il centro inesauribile di tutta la Chiesa, i Passionisti si consacrano alla Passione del Signore, mediante un voto speciale, oltre ai tre classici di ogni istituto religioso (povertà, obbedienza e castità) che devono essere rinnovati annualmente per tre anni, fino alla “professione perpetua”, in cui i voti valgono per sempre. Vivono nella solitudine e nella preghiera: due modi per ascoltare e incontrare Dio presente nei Sacramenti. Ma la solitudine e la preghiera sono momenti fondamentali per poter poi svolgere l’apostolato fuori dalle comunità, dal momento che la Chiesa è nata per vivere attorno al mistero di Cristo e diffondere il Vangelo su tutta la Terra.
Concludendo, non resta che augurare a chiunque la fortuna di poter accorgersi di aver incontrato Cristo nella propria vita, fatta di esperienze positive e negative, e di poterlo seguire più da vicino, affinché abbia il coraggio di vivere per Lui in una società come quella di oggi.
Lorenzo Terzi