Quarto giorno. Il cordoglio dei tendopolisti per l’uccisione di Baldoni. La testimonianza di Forti e Lattanzi sulla famiglia e l’intervento della madre del Nobel Carlo Urbani, morto di Sars nel 2003.
Nel pomeriggio la Festa della riconciliazione e in serata la Via Crucis all’aperto.
Domani la Festa dei Giovani: marcia e concelebrazione presieduta dal cardinal Martins.
Dopo la toccante preghiera per il giornalista italiano Enzo Baldoni, barbaramente ucciso in Iraq, sul palco conferenze della Tendopoli di San Gabriele sono saliti i coniugi (tendopolisti) Onorio Forti ed Emanuela Lattanzi, chiamati a testimoniare la loro esperienza di fidanzati prima, coniugi e giovani genitori. “Siamo venuti in Tendopoli per cercare Cristo e poi le amicizie e l’amore. Il nostro amore è nato per caso all’interno del nostro gruppo parrocchiale. E la Tendopoli ci ha fatto conoscere strumenti importanti come l’eucarestia, la riconciliazione e la preghiera. Solo con questi strumenti si può vivere e sentire Dio all’interno del nostro rapporto di coppia ma anche e soprattutto nella nostra vita personale. Altrettanto importante è la capacità di comunicare, ascoltando le persone che ci sono dinanzi. Infine l’accoglienza, che è capacità di non chiudersi in se stessi, essere vicini agli altri per essere vicini a se stessi”. E rivolti ai fidanzati hanno spiegato: “Saper attendere significa non capire sempre ciò che ci sta accadendo. L’amore tra fidanzati va rieducato a questa affettività pura, celebrare un matrimonio dove tutto è già stato consumato non ha senso, è chiedere una benedizione a Dio per quello che ci è già stato, per il passato. Bisogna saper vedere la vetta, raggiungerla ed essere capaci di vedere davanti un’altra vetta ancora più alta. I figli sono un tesoro per la famiglia e devono essere i primi educatori dei genitori”.
Con un applauso scrosciante i tendopolisti hanno poi accolto Maria Urbani Scaglioni, madre di Carlo Urbani, il medico italiano – premio Nobel per la pace nel 1999 e presidente di Medici Senza Frontiere-Italia – morto di Sars (Sindrome respiratoria acuta grave) a Bangkok il 29 marzo 2003, all’età di quarantasei anni, dopo essere stato uno dei primi medici al mondo ad individuare il virus della malattia ed avere avviato misure di contenimento del contagio assai efficaci in Vietnam. La Urbani nella sua intensa ed emozionante testimonianza ha ricordato il pensiero e l’umanità del figlio: “La famiglia era l’amore principale per Carlo. Era vivace, attento e coinvolgente. Le parole che amava ripetere sempre erano ‘coinvolgere’ e ‘condividere’. Infatti organizzava vacanze con portatori di handicap e campi con ‘Mani tese’. Effettuando missioni in Vietnam, Cambogia e nelle Filippine”. Ripercorsa la fanciullezza del figlio Carlo, caratterizzata dall’esclusivo sogno di fare, da grande, il medico, la Urbani si è a lungo soffermata sulla attività professionale del figlio. Diventato medico di base a Castelplanio (Ancona), si lamentava di perdere troppo tempo per scrivere le ricette e non averne abbastanza per ‘accarezzare’ i malati, cui voleva dedicarsi a tempo pieno. Così nacque in lui la decisione di specializzarsi lavorando sulla malaria e sulla parassitologia medica, tanto che divenne un esperto di malattie dovute a parassiti nei bambini in età scolare. Ai giovani della Tendopoli la Urbani ha confidato che sono stati i suoi figli – e Carlo in modo particolare – a farla crescere. Perché genitori si diventa ed il divenire è una crescita continua, così come ciascuno dei suoi figli è cresciuto secondo i propri bisogni e seguendo i propri ideali. “Carlo non parlava del suo essere cristiano, lo manifestava con il suo modo di vivere. E diceva sempre di sentirsi un grande privilegiato al quale il Padre buono aveva donato una vita ‘ricca’”.
Nel pomeriggio, è previsto il “deserto”, con le confessioni e la Festa della riconciliazione. Mentre stasera alle ore 21 ci sarà la Via Crucis all’aperto, organizzata dai tendopolisti. Si chiude domattina con la Festa dei Giovani: tradizionale marcia a piedi Isola-San Gabriele e solenne celebrazione presieduta dal cardinale Josè Saraiva Martins sul tema “San Gabriele: libero di obbedire?”.
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