Un anno fa l’opinione pubblica è venuta alla conoscenza della Consulta di Bioetica, ovvero un’associazione che offre il punto di vista laico (non confessionale) sulla bioetica, guidata da Maurizio Mori, a causa di uno studio realizzato da due suoi responsabili, Alberto Giubilini e Francesca Minerva, secondo cui «uccidere un neonato dovrebbe essere permesso in tutti i casi in cui lo è l’aborto, inclusi quei casi in cui il neonato non è disabile». Minerva e Giubili (quest’ultimo noto anche per aver affermato che il Papa in televisione viola la laicità dello Stato) sono stati molto criticati per questa tesi, più volte paragonati a Hitler o al suo medico Mengele. Maurizio Mori non ha mai preso le distanze dai suoi collaboratori ma li ha difesi chiedendo di non scartare la tesi «solo perché scuote sentimenti profondi o tocca corde molto sensibili». In un’altra occasione ha fatto loro i complimenti: «Siete troppo modesti. Non avete aggiunto solo un pezzetto, avete anche inventato un nome: aborto post-nascita». Giulio Meotti recentemente ha fatto notare che la tesi dei due ricercatori della Consulta di Bioetica Laica non è isolata e l’infaticidio sta lentamente tornando di moda nelle maggiori riviste scientifiche. […]